SERIE A, IL PUNTO: JUVE CAMPIONE D’ITALIA NELLA GIORNATA DEI BOMBER

 

Non é una notizia, ma la Juventus é Campione d’Italia per l’ennesima volta. Entrare nel merito del numero degli scudetti è un esercizio dal quale ci si astiene: la querelle tra sostanzialisti e formalisti andrà avanti comunque. Non é una notizia perché nell’arco della stagione il bis tricolore della Vecchia Signora raramente é stato messo in discussione. Soltanto il Napoli ha minimamente impensierito i bianconeri ma, scollinato l’ultimo -forse l’unico- Gran Premio della Montagna rappresentato dallo scontro diretto del “San Paolo” del 1 marzo, la discesa verso il traguardo é stata rapida e inesorabile: solo vittorie, otto consecutive con quella di ieri che ha portato Buffon e compagni a tagliare il traguardo a braccia alzate, se non addirittura impegnate a sorseggiare un buon drink. Rispetto allo scorso anno i torinesi hanno perso qualche partita, questa si che é una notizia, ma hanno vinto di più, tant’è che dovrebbero agevolmente superare gli 84 punti totalizzati ai tempi del primo trionfo, quando fecero perdere il primo scudetto della carriera a quello Zlatan Ibrahimovic che oggi Mino Raiola offre a Marotta e a mezza Europa. Al tirar delle somme, la copertina spetta comunque di diritto all’uomo solo al comando -giusto per proseguire la metafora ciclistica- e non perché la cooperativa del gol ha chiuso in attivo anche quest’anno, nonostante la perdurante assenza di un bomber dal pedigree internazionale, quanto perché questa Juve é Antonio Conte. Basta vedere qualche flash del suo modo di stare in panchina, grintoso e famelico, ma anche ascoltarne le parole in conferenza. Per chi se lo fosse perso, infatti, il tecnico salentino sabato (alla vigilia della festa) ha messo all’angolo la società di corso Galfer, con un aut aut della serie adesso compratemi i campioni per giocarmi la Champions o me ne vado. Questo perché alla Juve vincere non é importante, é l’unica cosa che conta. Lo ha detto Boniperti e lo penserà sempre ogni tifoso di Madama, figurarsi Conte che nel ‘91 è stato portato a Torino da Boniperti e che della Juve é tifoso e allenatore, dopo esserne stato capitano: questione di dna, insomma. Lo stesso che contraddistinguerà sempre anche Alex Del Piero, che dalla terra dei canguri ha inviato una cartolina da brividi.

Venendo ai 90 minuti dello Stadium, il rigore poi realizzato da Vidal, concesso abbastanza generosamente dall’arbitro Romeo, ha di fatto inguaiato il Palermo. I rosanero sono adesso a tre punti dalla salvezza e, a questo punto, domenica dovranno battere l’Udinese -in pieno magic moment– e sperare che, contestualmente, il Torino, ormai invischiato a pieno titolo nella bagarre, batta il Genoa. Non sarà di certo una passeggiata, ma il coriaceo Sannino ci proverà fino all’ultimo. Giacché siamo in tema, concludiamo la disamina riguardante la lotta per non retrocedere partendo dal Siena, ieri tramortito a Catania dal tris di Bergessio. I toscani fino a un mese fa sembravano potercela fare, ma poi i passi falsi casalinghi contro Atalanta, Cagliari, Parma e Chievo hanno vanificato la bella rimonta firmata Iachini-Emeghara e, quando mancano appena tre partite alla chiusura delle ostilità, colmare il gap di 5 punti che li separa dal quartultimo posto sembra un’impresa davvero disperata, da film di Schwarzenegger di fine anni 80. Ma il calcio non é Hollywood. Nettamente in rialzo, invece, le quotazioni del Genoa, bravo a sbrigare in scioltezza la pratica Pescara grazie a Marco Borriello, e che adesso, come detto, sarà alle prese con i granata di Ventura in un nuovo snodo cruciale. 

Apriamo quindi l’ampia parentesi europea iniziando –noblesse oblige– dalla corsa Champions che potrebbe aver finalmente emesso tutti i suoi verdetti. Il Napoli, superando per 3-1 le macerie dell’Inter, ha ulteriormente blindato un secondo posto ormai necessitante soltanto del conforto della matematica. E il fatto che tutti gol partenopei siano state realizzati da Cavani costituisce un mero dettaglio: gli aggettivi per il Matador, autore sin qui di 101 reti complessive nei tre anni all’ombra del Vesuvio (circa 34 a stagione!), sono finiti da un pezzo. 
Alla stessa stregua, il Milan dovrebbe aver messo in cassaforte l’agognato terzo posto, sbrogliando con Balotelli la matassa Toro e, soprattutto, approfittando dell’inopinato scivolone della Fiorentina nell’anticipo contro i giallorossi di Andreazzoli: il calcio sa essere bello e cattivo allo stesso momento. Ora dalle parti di via Turati ci si potrà concentrare sulla bomba Allegri-Roma, esplosa nelle ultime ore e timidamente disinnescata da un fiume di smentite che sapevano tanto di conferme. 

Per quanto riguarda, poi, la qualificazione alla prossima Europa League, non ci sbagliavamo sull’Udinese diesel che, proprio quando sembrava non aver più nulla da chiedere al campionato, ha cominciato ad inanellare vittorie su vittorie fino a portarsi ad un solo punto dal quinto posto. Menzione obbligatoria per Totó Di Natale (ieri é stato il giorno dei bomber e ancora manca…qualcosa) che, con la doppietta di ieri, ha sfondato ancora una volta il muro dei 20 gol in serie A: 35 anni e 7 mesi e non sentirli. Avendo già accennato a Roma e Inter, manca soltanto la Lazio che, nel tennistico 6-0 rifilato al Bologna, ha esposto nuovamente in vetrina il suo gioiello. Chiamatelo pokerissimo, chiamatela manita, ma davanti alle cinque reti con le quali Miroslav Klose ha tramortito i felsinei c’é semplicemente da togliersi il cappello. Il qualcosa che mancava, invece, i suoi 34 anni e 11 mesi li sente tutti, fatto sta che anche quest’anno si è infortunato, per la rabbia dei biancocelesti, proprio nella fase clou della stagione. Ma già quando inizia a puntare la porta, sganciandosi dalla trequarti, il panzer Miro va studiato in dvd dai bambini delle scuole calcio, cui magari non andranno mai fatte vedere le immagini del primo anticipo di sabato, quel Chievo-Cagliari conclusosi a reti bianche e paragonabile per una noia solo ad un film sloveno con i sottotitoli in coreano. Infine, le reti di Parolo e Biabiany, che hanno deciso a favore dei ducali Parma-Atalanta, sono valse agli uomini di Donadoni la salvezza matematica. (JODY COLLETTI)

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