ARCIGAY: PRIDE A PALERMO, MA CROCETTA NON RISPONDE AI COMITATI SU UNA DELEGA PER I DIRITTI CIVILI

Un sollecito al Presidente della regione, Rosario Crocetta, da parte di Rosario Duca, presidente del comitato Makwan Arcigay Messina, in merito alla lettera aperta inviata ad inizio aprile dai comitati. “Lui si dimentica di essere il presidente di tutti i siciliani” dice Duca, alla vigila del Pride che farà di Palermo per un giorno la capitale dell’orgoglio lgbt.

Con l’appoggio di Paolo Patanè, ex Presidente Nazionale dell’Arcigay che si era fatto carico di inviare la lettera in questione, all’inizio di aprile i Comitati Siciliani di Arcigay, precisamente quelli di Agrigento, Catania, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo, Trapani, Ragusa e Siracusa, avevano scritto al presidente Crocetta in merito alla possibilità di pensare ad una legge contro omofobia e transfobia, in funzione della tutela dei diritti della comunità LGBT e facendo appello all’importanza che una tale decisione avrebbe significato in questo preciso momento storico, al segnale forte che avrebbe dato all’intera nazione.

La richiesta arrivava infatti nel periodo di preparazione al Pride Nazionale, quest’anno per la prima volta ospitato a Palermo, momento di massima visibilità per la comunità LGBT.  Il Gay Pride si pone quale momento di richieste di giustizia ed eguaglianza contro ogni forma di discriminazione, non solo a favore degli appartenenti alla comunità LGBT, ma in generale per la tutela della diversità.

In una lettera aperta dai toni cordiali, i comitati parlavano di solidarietà e bellezza civile, chiedevano un segnale incisivo e decisivo e dei riferimenti politici e istituzionali precisi.

“Ci chiediamo dunque, e soprattutto ti chiediamo, se non siano proprio questi i tempi più che maturi per dare alla nostra Sicilia un punto di riferimento istituzionale per i diritti umani e civili di tutti, come accade in altre Regioni, e che ponga al centro di politiche mirate, e di una visione strategica complessiva, i temi dell’ eguaglianza, della libertà nell’autodeterminazione e della dignità di ogni persona, senza distinzioni di razza, religione, orientamento sessuale, identità di genere, e di tutti quei fattori di discriminazione condannati dall’ articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’ Unione ed oggetto della strategia del Consiglio d’Europa cui l’Italia ha aderito”, e ancora “avere un organismo specifico a cui fare riferimento, o una delega o un ufficio o garante regionale, colmerebbe un vuoto evidente e consentirebbe di indirizzare la volontà politica verso azioni e presenze concrete, continue, coordinate, visibili, utili”.

Ma di fronte a tale fervore, nemmeno una parola di risposta. Il Presidente ha dimenticato o ignorato la lettera, ma tanto è bastato ad indurre Duca al sollecito a nome della comunità LGBT messinese. Cosciente dell’esistenza indubbia di priorità, che già evidentemente riempiono l’agenda del Presidente, Duca non manca però di ricordare che la richiesta avanzata nella prima lettera costituisce una priorità non indifferente per la comunità LGBT. L’assenza da parte delle istituzioni inspessisce la sensazione dell’abbandono, stimolando la domanda diretta che Duca pone così: “ la regione siciliana può immaginare una linea politica sui diritti LGBT?”

D’altra parte, cosa si aspetterebbe un qualunque cittadino dalla classe dirigente, se non quantomeno di essere ascoltato?(LAURA MANTI)

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