PRIDE? LIBERI DI ESSERE LIBERI: LA PARATA A PALERMO

Oggi si concludono le iniziative legate al Gay Pride nazionale che hanno animato il capoluogo siciliano per due settimane, precedendo l’evento senza dubbio più atteso:  la parata svoltasi sabato 22 su un percorso di circa tre chilometri, con partenza dal Foro Umberto I e approdo a Piazza Principe di Camporeale. A seguire, una festa fatta di interventi dei presidenti delle associazioni nazionali LGBT, cabaret e tanta musica. Sempre identificatosi con la Parata, il Pride è il momento clou dell’orgoglio LGBT. Fatto di eccessi? Forse. Ma lontano da indiscrete telecamere, il Pride com’è? Ve lo raccontiamo così come lo abbiamo vissuto.

 

Per la prima volta ad ospitare il Gay Pride Nazionale è stata la città di Palermo. Ore 16.00, i carri già riuniti al punto di partenza vengono completati nei loro allestimenti. Ore 17.30, inizio della parata. In prima fila, dietro lo striscione di apertura, Vladimir Luxuria e il leader di Sel, Nichi Vendola. Scorgiamo anche Maria Grazia Cucinotta che affianca Luxuria in qualità di madrina. Dietro i volti noti, tantissimi quelli sconosciuti: a scendere in strada per dire no all’omofobia sono state oltre centomila persone, uomini e donne di ogni età. Single, coppie gay ed etero, famiglie etero con bambini. Adolescenti, maggiorenni, anziani. Qualcuno, rimasto prudentemente in disparte, ha sbirciato affacciato alla finestra o sporgendosi dal balcone della propria abitazione, per poi lasciarsi travolgere dalle musiche di cui ogni carro, a proprio gusto, ha riempito l’aria. Altri, diffidenti, si sono limitati ad osservare con i visi contratti in smorfie. Tutto sommato, però, possiamo affermare che Palermo si è rivelata una città decisamente gay friendly. Certo non si possono trarre conclusioni affrettate da stime approssimative, ma ad osservare le persone più anziane, che generalmente sono le più restie, adattare il loro modo di vedere le relazioni al supremo scopo di difendere l’amore tout court,  fa credere che ci sia in atto un cambiamento importante. 

 

Senza dubbio di rilievo, la partecipazione di Amnesty International che ha lanciato interessantissimi spunti di riflessione mediante brevi frasi ad effetto, scritte all’interno di fumetti adesivi che neanche anziani e ragazzini hanno tralasciato di applicare sui propri indumenti e il cui significato è riconducibile ad un’unica frase, protagonista nella vita di Amnesty: Human Rights are my Pride (i diritti umani sono il mio orgoglio).

A mobilitarsi per consentire la buona e sicura riuscita dell’evento, sono state le forze dell’ordine, polizia, carabinieri, protezione civile e 118.

Tra i partecipanti, invece, non poteva mancare l’Agedo, Associazione genitori di omosessuali, con le famiglie arcobaleno i cui componenti, per lo più donne con bambini, si sono mossi all’interno della parata a bordo di un trenino sormontato da palloncini rosa.

E poi ancora, oltre ai comitati siciliani di Arcigay, Makwan Messina compreso, rappresentanze di Arcigay Reggio Calabria, del Centro LGBT il Cassero di Bologna, del CDM Milano Lesbica, dell’Associazione Nazionale Arcilesbica, dell’Associazione Stanwall (d‘iniziativa Gay Lesbica Bisex Trans), dell’eDGe (la rete italiana di professionisti, imprenditori e manager LGBT). Non finisce qui: hanno attivamente partecipato anche il Gruppo Ali D’aquila Cristiani LGBT di Palermo, l’Omphalos di Perugia, i rappresentanti del LECS (Leather Club Sicily), la Rete Universitaria mediterranea, la comunità LGBT Buddhista. Il Pride Nazionale ha portato a Palermo proprio tutti. Tra i manifestanti per i diritti LGBT, si sono mescolati anche gruppi di animalisti italiani, rappresentanti del movimento No Muos, il Coordinamento Antiviolenza 21 luglio con lo striscione che recita “Basta Femminicidi”. Il Gay Pride è diventato il pride di tutti, l’orgoglio, nel vero senso della parola, di chi crede di dover lottare per qualcosa.

 

Bandiere agitate sopra le nostre teste, trucchi esagerati e colori sgargianti come fosse carnevale. Musica ad alto volume, i carri che sfilano seguiti da una marea di persone che danzano. Per lo più le critiche mosse al Pride derivano dagli eccessi che caratterizzano la parata. Ma il clima disteso che si è respirato dona la sensazione di fare parte di qualcosa di grande, sensazione che deriva dal superamento di ogni barriera di razza, nazionalità, ceto sociale, età. Sensazione rafforzata dalla scritta impressa su una maglietta: “Pride to be a free man”. Tutti partecipi di una grande festa che rende dei perfetti sconosciuti fratelli. Le modalità di espressione della comunità al Pride non sono sempre ben accette, ma cerchiamo di comprendere quale sia il significato profondo che si cela dietro.

 

Senza scendere in analisi linguistiche di sapore vagamente accademico, ma  con la scioltezza della semplicità, possiamo affermare che il Pregiudizio è l’opinione che precede la conoscenza. In qualche modo un atto di presunzione, e dal momento che dei pregiudizi di tanto in tanto li abbiamo tutti, sarà forse che allora siamo tutti un po’ presuntuosi. Ci sono, però, pregiudizi che coltiviamo nel nostro orticello senza dare fastidio a  nessuno, e altri che invece feriscono.

La discriminazione a causa dell’orientamento sessuale fa soffrire, ma che motivo c’è? Le libertà individuali finiscono li dove cominciano quelle degli altri. In sostanza sono  libero di scegliere come vivere purché nel rispetto degli altri. In che modo, allora, un amore consapevole e condiviso tra due persone consapevoli e libere può danneggiare gli altri? L’amore è universale prima ancora che sessuato. Come educare alla diversità? Forse mostrandola, insegnando che esiste ed è un valore, che dobbiamo imparare a rispettarla. Mostrandola come hanno fatto ieri quei  genitori che, partecipando alla parata con i propri figli minorenni, hanno sentito di impartire un insegnamento di vita.

 “Mettete dei fiori nei vostri cannoni”. Di fronte alle miserie dell’animo umano che ha sempre combattuto con l’odio delle armi, il Pride diventa il fiore nei nostri cannoni: un momento di lotta, certo, ma di lotta, finalmente, con e per amore.

Partecipare per credere!(LAURA MANTI)

 

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