ECCO TUTTI I NOMI DELLA FORMAZIONE D’ORO: DAI FRATELLI CAPONE, ALLE MOGLI DEGLI EX SINDACI

Ci sono anche i fratelli  Melino e Natale Capone (ANCOL) tra i dieci dirigenti dei maggiori enti di formazione messinese, raggiunti dai provvedimenti della magistratura. Agli arresti domiciliari anche le mogli dei due ex sindaci Genovese e Buzzanca, Chiara Schirò e Daniela D’Urso, Elio Sauta, Graziella Feliciotto, Concetta Cannavò, Natale Lo Presti, Nicola Bartolone e Giuseppe Caliri.

Quello emerso dalle indagini della guardia di finanza  era un sistema grazie al quale alla  L.U.Me.N. (Libera Università Mediterranea di Naturopatia), l’ A.R.A.M. (Associazione per le Ricerche nell’Area Mediterranea) ed l’A.N.Co.L. (Associazione Nazionale delle Comunità di Lavoro) venivano gonfiati i prezzi delle prestazioni di servizio o degli acquisti di beni necessari per l’attività degli enti.

Alcune prestazioni  sono risultate totalmente simulate:  in pratica lavoro esistente solo sulla carta, ma non solo. I finanzieri hanno provato sovrafatturazione delle spese di gestione relative agli affitti, al noleggio delle attrezzature e alla pulizia dei locali in cui venivano tenuti i corsi di formazione.

Grazie a tali artifici, i rappresentanti legali dei centri di formazione, attraverso la compiacenza di società i cui titolari erano ad essi legati da vincoli di parentela e/o di fiducia, riuscivano a documentare spese a prezzi notevolmente superiori a quelli di mercato, inducendo così in errore gli enti pubblici nella fase di erogazione dei finanziamenti.

Attraverso tali illeciti comportamenti, i centri in questione, che hanno come scopo l’organizzazione – senza fini di lucro – di corsi formativi nell’ambito dei progetti approvati dalla Regione Siciliana, e da questa interamente finanziati mediante denaro proveniente direttamente dalle casse regionali, dello Stato e dell’Unione Europea per il tramite del Fondo Sociale Europeo, hanno ottenuto finanziamenti per importi di gran lunga superiori ai costi effettivamente sostenuti, con conseguenti enormi sprechi di denaro pubblico ed illeciti arricchimenti.

Sospeso  dall’esercizio del pubblico ufficio, per due mesi, Carlo Isaia, dell’Ispettorato Provinciale del Lavoro.

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