UNIME, CHE FIGURA! IN ONDA IL SERVIZIO DI “QUINTA COLONNA” SU CONCORSI E PARENTOPOLI

Brutta figura a livello nazionale per l’Università di Messina ieri sera, quando durante il programma di Paolo Del Debbio, “Quinta Colonna” (Rete 4), è andato in onda un servizio di Vittorio Romano dal  titolo “Esclusivo – Raccomandati: lo scandalo di Messina”. Il giornalista si è occupato dei recenti fatti di cronaca, concentrandosi sulla questione del concorso in microbiologia dove sarebbe stato favorito il figlio del Professor Bisignano, direttore del dipartimento di Farmacia.

Il servizio inizia proprio con Vittorio Romano che chiede ad alcuni studenti cosa ne pensano dello scandalo del concorso truccato. La reazione degli studenti? Il silenzio e la fuga. Subito dopo la stessa domanda viene posta ad una donna (non è chiaro se sia una docente o appartenente al personale tecnico-amministrativo), la quale risponde: “chieda cosa ne pensano a Padova, Milano, Bari, Napoli…succede da tutte le parti”. Sconcertata la risposta del giornalista che si chiede: “e dunque, se lo fanno tutti, è giusto farlo?”. Intervistato anche Emanuele Scribano, Prorettore dell’Università di Messina, il quale spiega che “vedere nell’elenco dei partecipanti al concorso il nome del figlio di Bisignano non doveva fare scattare nessun campanello d’allarme. Era normale. Non va condannata la presenza di parenti di altri docenti nei concorsi se questi ultimi sono trasparenti”.

Non ha peli sulla lingua  la dottoressa Anna Arena del Policlinico, la quale commenta: “la verità è che stiamo rubando un futuro ai nostri figli. Quando poi vanno via, hanno cento volte ragione, poiché all’estero vale il merito”.
Il giornalista di Quinta Colonna si sposta poi proprio al dipartimento di Farmacia per parlare della famiglia Teti. Infatti per quanto riguarda i recenti fatti del concorso di microbiologia, secondo l’accusa, Teti avrebbe fatto vincere concorso al figlio di Bisignano per avere in cambio un posto di lavoro per la moglie. Per far sì che vincesse il figlio del preside del dipartimento di Farmacia, Teti avrebbe “consigliato” a Salvatore Papasergi, candidato che aveva ottenuto il punteggio più alto agli scritti, di ritirarsi. Alla Guardia di Finanza che lo ha interrogato, Papasergi avrebbe detto che gli è stato consigliato di ritirarsi, perché altrimenti la sua carriera a Messina  sarebbe finita lì.

“Tutti sanno che l’Università di Messina è piena di professori figli di altri professori, ma non ne parliamo anche per autotutelarci”: è il commento di una studentessa in merito ad una domanda di Romano su parentopoli. Infatti nel suo servizio, il giornalista di Quinta Colonna ricorda alcuni dei nomi più ricorrenti presso l’Ateneo peloritano: presso l’ex Facoltà di Veterinaria (dove è stato negato l’accesso alle telecamere del programma) un terzo dei professori è legato ad altri tramite parentela. La famiglia Germanà vede padre, figlio e nipote tutti a Veterinaria, mentre il professore Chiofalo fra i  suoi “colleghi” ha anche due figli. Da non dimenticare Benedetto Macrì, condannato in primo grado a 5 anni e 4 mesi per aver favoreggiato il figlio Francesco in un concorso, sul quale non ha vigilato l’ex Rettore, Franco Tomasello, condannato a 3 anni e 6 mesi.
In chiusura di servizio, Romano fa una passeggiata anche fra i corridoi del dipartimento di Giurisprudenza notando altri nomi ricorrenti: Tommasini, docente di Diritto Civile, ha due figlie, una delle quali insegna Diritto Agrario, mentre l’altra ha fatto carriera nel dipartimento di Economia. Giuseppe Giuffrida, docente di Agrario, ha una figlia che si occupa della stessa disciplina. In un unico corridoio poi vi è un caso particolare: il professor Berlingò, docente di Diritto Canonico, è in stanza con la figlia del professor Tigano. Pochi metri più avanti, vi è la stanza dello stesso Tigano, che ospita la figlia di Berlingò. Quattro docenti, due cognomi in due stanze.

L’Ateneo peloritano non fa di certo bella figura dopo la messa in onda di questo servizio, anche se come spiegava un’intervistata, “succede in tutta Itaia”, cosa che non giustifica affatto i gravi fatti recentemente accaduti. E’ anche vero ciò che ci diceva il nuovo Rettore, Pietro Navarra, in un’intervista di qualche mese fa, quando spiegava come in altri paesi vedere lo stesso cognome più volte non crea di certo uno scandalo, perché è vero che i figli di altri docenti spesso seguono le orme dei genitori anche grazie allo studio ed al talento, ma quando vengono congermati i casi come quelli di Macrì e Bisignano, è normale che la fiducia degli studenti presso l’Università di Messina diminuisca sempre di più, mentre aumenta la diffidenza verso i cognomi “già sentiti”. (SIMONE INTELISANO)

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