BORRIELLO-DOLCETTO DA RECORD, SCHERZETTO-CALVARESE

Come te nessuno mai. Nessuna deriva mucciniana, la semplice sintesi del record centrato dalla Roma capolista, che da stasera entra nella storia del calcio italiano di tutti i tempi. Mai alcuna squadra, infatti, era riuscita nell’impresa di vincere tutte e dieci le prime partite del massimo campionato. Contro il Chievo, nel posticipo dell’Olimpico per il più classico dei testacoda insidiosi, ha deciso l’inzuccata del vice Totti Marco Borriello, l’ex bomber con la valigia oggi solista di un orchestra in cui ognuno suona armonicamente il proprio spartito, seguendo il tempo scandito dalla bacchetta del Maestro Rudi Garcia. Il più saporito dei dolcetti allieterà quindi la notte di Halloween della proprietà americana: tra zucche e maschere orripilanti, Pallotta e soci festeggeranno librando i marshmallow.

Procedendo innanzi, riavvolgiamo il nastro iniziando dalle vittorie di Juventus e Napoli, che hanno momentaneamente scavato un solco di 6 punti tra la zona Champions ed il quarto posto. Allo “Stadium”, i bianconeri hanno agevolmente piazzato la quaterna contro l’incerottato Catania di Gigi De Canio, per effetto delle reti di Vidal, Pirlo, Tevez e Bonucci. Antonio Conte ha comprensibilmente operato un po’ di turnover, rispolverando anche De Ceglie dal 1′: un passaggio quasi inevitabile in occasione di gare così ravvicinate, specie considerando la delicatezza delle due prossime sfide contro Parma e Real Madrid, che per Madama potrebbero realmente fungere da spartiacque stagionale.

Il discorso vale anche per Rafa Benitez, che a Firenze si è concesso il lusso di lasciare in panchina anche Hamsik oltre ad Insigne – poi subentrati a metà ripresa – potendo usufruire di una batteria di trequartisti di primissimo livello che infatti ha mandato in rete, ispirati da Higuain, il solito Callejon e il belga Mertens, new entry sempre più apprezzata nelle gerarchie del tecnico iberico. Non è stata però una vittoria limpida quella conseguita al Franchi dagli azzurri: pesa infatti tantissimo, nell’economia dell’incontro, il rigore non concesso al 91′ alla Fiorentina per il netto fallo di Inler su Cuadrado. L’arbitro Calvarese ha visto le streghe con qualche ora di anticipo: scherzetto alla Viola, più che altro beffa poiché, al momento del fattaccio, il fischietto abruzzese ha ben pensato anche di mostrare allo sgusciante esterno colombiano il secondo giallo per simulazione, causandone una squalifica che difficilmente il ricorso gigliato riuscirà a cancellare. Nella culla del Rinascimento rivedono gli spettri della scorsa stagione: all’epoca lamentarono favoritismi pro Milan – decisivi nella corsa Champions – quest’anno temono che il copione possa andare nuovamente in scena.

Perde contatto dal terzetto di testa anche l’Inter, che nell’anticipo di martedì non è andata oltre il pari a Bergamo contro l’Atalanta. Un match equilibrato, deciso dal botta e risposta iniziale griffato Ricky Alvarez-German Denis, in cui i nerazzurri di Milano avevano dato a più riprese l’impressione di poter far propria l’intera posta pigiando sull’acceleratore. La pressione offensiva però non si è rivelata costante, si è andati avanti a fiammate e l’1-1 finale nel complesso può anche starci, anche se “ai punti” gli uomini di Mazzarri, che presto potrebbe abbandonare a furor di popolo lo sparagnino modulo a una punta, avrebbero probabilmente meritato il successo. Ad usufruire del mezzo passo falso dell’Atleti Azzurri d’Italia è stato lo splendido Verona, che al Bentegodi ha inanellato la quinta vittoria casalinga su altrettante gare disputate. Davanti al pubblico amico gli scaligeri conoscono un solo risultato, a cadere sotto i colpi della sorprendente neopromossa questa volta è stata la Samp di Delio Rossi, tramortita dal sempreverde Luca Toni, riscopertosi anche rifinitore – oltre che naturalmente goleador – agli ordini di Andrea Mandorlini.

Alla voce sorprese va catalogato l’exploit del Bologna che, archiviata la partenza shock, ha violato il Sant’Elia regolando con un roboante 3-0 un Cagliari senza idee e ridotto in 10 uomini dall’espulsione di Murru. Un grande plauso va fatto alla società felsinea, brava a resistere alla tentazione di esonerare Pioli nonostante i tre miseri punticini raccolti nelle prime otto partite. Lungimiranza, riconoscenza e anche un pizzico di mea culpa dietro la coraggiosa decisione di Guaraldi e Zanzi, rei di non aver operato al meglio sul mercato: Bianchi e Cristaldo al momento in due non fanno mezzo Gilardino, il terminale offensivo della scorsa annata. E proprio il Gila – versione croce e delizia – è stato il grande protagonista di Genoa-Parma. Il rigore fallito al terzo minuto avrebbe scalfito chiunque, il bomber di Biella invece ha risposto da par suo, con uno stacco da manuale valsi i tre punti contro la squadra che lo aveva lanciato nel grande calcio.

Continua invece il momento nero del Milan: a San Siro i rossoneri possono esultare per la magia di Kaká, di nuovo in rete con la sua maglia dopo 1613 giorni, ma il colosso Ciani ha ben presto reso effimera la gioia dei supporters assiepati sugli spalti del Meazza (e sui divani del globo). Frattanto, con l’abulico Mario Balotelli in campo solo per onor di firma, Massimiliano Allegri torna prepotentemente sul banco degli imputati e forse non è un caso che Clarence Seedorf, il cocco del Presidente, qualche ora fa abbia sparato a zero sul tecnico livornese con la consapevolezza di chi sa che, prima o poi, quella panchina sarà sua.

Per quanto riguarda i rimanenti incontri, va rimarcato il blitz dell’Udinese che ha espugnato il Mapei Stadium grazie ai gol di Totò Di Natale e Luis Muriel che hanno vanificato la prodezza di Simone Zaza, che a sua volta aveva regalato il momentaneo pareggio al Sassuolo. Grande spettacolo infine all’Ardenza, dove Livorno e Torino hanno impattato sul 3-3 al termine di una vera e propria girandola di emozioni.  (JODY COLLETTI)

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