PIANTARE MARIJUANA IN CASA NON E’ REATO: A MESSINA DUE ASSOLUZIONI

Una sentenza della Cassazione del marzo 2013  ha stabilito che sarebbe arbitrario distinguere fra coltivazione tecnico- agricola e coltivazione domestica. Una sentenza che è stata presa in considerazione dai giudici del Tribunale di Messina che hanno assolto perchè il fatto non sussiste,  due donne accusate di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

Il giudice monocratico Eliana Zumbo ha assolto con formula piena due messinesi di 31 e 39 anni, trovate in possesso di tre piantine di marijuana nella propria abitazione.

Le donne sono state difese dall’avvocato Marco Di Mauro, che ha fatto valere il principio espresso dalla Cassazione  nella sentenza 25674, che specifica   l’assenza di pericolosità del gesto che quindi non è punibile penalmente, come invece richiedeva la legge in caso di coltivazione di sostanze stupefacenti. In pratica la sentenza chiarisce anche il  principio di “offensivita’”, nel senso che coltivare in casa non “offende” l interesse della collettività perché non alimenta il mercato dello spaccio, ovviamente se si tratta di modiche quantità e sempre considerando un uso personale della droga.

Le due messinesi sono tra le prime in Italia ad aver ottenuto l’assoluzione attraverso il principio espresso dalla Corte di Cassazione.

Ma il dibattito, anche giurisprudenziale è tutt’altro che chiuso.

I giudici hanno aperto una breccia nel, finora, rigidissimo orientamento della giurisprudenza in materia, che aveva sempre punito la coltivazione di sostanze stupefacenti.

Diversa la questione politica e legislativa, su cui da anni si concentrano le battaglie dei partiti antiproibizionisti, con i Radicali in primissima fila.

Lo scorso 10 ottobre 2013 un abbaglio dell’Ansa aveva generato molto scalpore, annunciando la notizia della depenalizzazione del reato. Invece  l’emendamento che  è stato approvato è il 1.0.100/31, proposto dal senatore palermitano del PD Giuseppe Lumia, che trasforma in illecito amministrativo (multe) le pene fino ad ora previste per chi, autorizzato a coltivare cannabis, viola le prescrizioni previste. Con l’attuale normativa infatti gli unici soggetti autorizzati a coltivare cannabis con alto tenore di principio attivo in deroga alla 309/90 e successive modifiche (49/06) sono gli enti o istituti di ricerca per finalità scientifiche. Insomma, gli unici beneficiari sono le università, le cliniche universitarie e le farmaceutiche civili e militari autorizzate dal ministero della Salute. Per i consumatori che decidono di auto-coltivare le proprie piante senza finanziare il narcotraffico non cambia assolutamente nulla.

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