OMICIDIO ROSTAGNO: DOPO 26 ANNI CONDANNATI I DUE BOSS DI TRAPANI

Ventisei lunghi anni sono trascorsi affinchè anche per la giustizia italiana l’omicidio di Mauro Rostagno sia riconosciuto come un omicidio di mafia. La corte di Assise di Trapani ha condannato all’ergastolo il capomafia trapanese Vincenzo Virga e Vito Mazzara, accusati rispettivamente di essere il mandante e l’esecutore dell’omicidio del sociologo e giornalista,  ucciso vicino a Trapani nel settembre 1988. Ai due è stata inflitta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

La sentenza è arrivata dopo 48 ore di camera di consiglio, e soprattutto dopo 26 anni di depistaggi in cui i familiari di Rostagno non hanno mai smesso di cercare giustizia,  fino alla sentenza di ieri, che i giudici hanno pronunciato dinanzi alla figlia di Rostagno, Maddalena, all’ex compagna Chicca Roveri, e alla sorella del giornalista Carla, parti civili nel processo.

Accolta la tesi dei pm Francesco Del Bene e Gaetano Paci: l’omicidio di Rostagno è un omicidio di mafia. Le inchieste di Rostagno su cosa nostra, politica e massoneria avevano infastidito i boss, fino al capo dei capi,  Don Ciccio Messina Denaro, padre del latitante Matteo, che diede l’ordine di eliminarlo.

Per uccidere è entrato in azione Vito Mazzara, in cella dal 1996 per essere il sicario di fiducia della mafia trapanese. I periti, CarraSimone e Presciuttini, hanno individuato sui resti di legno del fucile usato per uccidere Rostagno e trovati sul luogo del delitto due tracce di Dna, quello di Mazzara e quello di un soggetto rimasto ignoto e che, dalle indagini, poteva essere solo parente dell’imputato. Perizia robusta che ha resistito all’assalto di due super consulenti a difesa degli imputati mafiosi, gli ex comandanti del Ris di ParmaGarofalo e Capra.

Il Dna ha incastrato Mazzara, contro Virga, invece, le accuse dei pentiti, da Vincenzo Sinacori ad Angelo Siini a Giovanni Brusca, che hanno riferito del mandato ad uccidere Rostagno dato dal capomafia, don Ciccio Messina Denaro a Vincenzo Virga nel corso di un meeting in un oleificio di Castelvetrano.

 

 

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