POLICLINICO: PULCI NEI TUNNEL CHE COLLEGANO I PADIGLIONI, AVVIATA LA DISINFESTAZIONE

Sino a qualche minuto prima che alcuni infermieri fossero insospettiti dai piccolissimi insetti e lanciassero l’allarme, ci sono passati gli addetti alla ristorazione con le vivande e gli operatori sanitari per spostarsi velocemente da un reparto ad un altro ma anche i pazienti sulle barelle o sulle sedie a rotelle.

Da ieri mattina i tunnel sotterranei che collegano gli undici padiglioni del Policlinico universitario di Messina sono chiusi. Un provvedimento di urgenza dei vertici aziendali, adottato al termine dei lavori di un tavolo tecnico convocato per affrontare l’emergenza, ne ha inibito il transito a tutti. Il motivo? Un’invasione di pulci.

I parassiti dei mammiferi nella giornata di sabato erano stati rinvenuti sui camici da alcuni operatori della Farmacia del Padiglione E, ubicata proprio alla fine di uno dei tunnel. Dopo aver accertato che gli strani insetti altro non erano che pulci, la direzione sanitaria ha innanzitutto reso off limits i percorsi di collegamento, poi ha allertato la ditta specializzata in disinfestazione titolare del relativo appalto. La Pfe Srl, questo il nome della società, proprio nelle giornata di oggi martedì 5 agosto alle ore 20 effettuerà il primo intervento diretto a sterminare la colonia dei pericolosi, soprattutto in ospedale, parassiti, vettori talvolta di virus e batteri. A tutte le imprese che effettuano servizi esterni (lavanderia e vitto) è stato invece chiesto di attrezzarsi per svolgere nei prossimi giorni il servizio utilizzando i percorsi esterni.

Non ci poteva essere peggiore battesimo per il neo direttore generale Marco Restuccia, dal primo luglio a capo dell’azienda universitaria: “Nessun allarmismo: entro questo fine settimana la situazione tornerà regolare. Nei tunnel c’era della sporcizia che stiamo provvedendo a rimuovere”, dice Restuccia. E le pulci?, chiede il giornalista. “A me di pulci non ha parlato nessuno, sono tornato stamattina e non ne so niente”, risponde Restuccia. Ma per rimuovere la sporcizia si disinfesta?, insiste il giornalista. “Ripeto: a me di pulci non ha parlato nessuno”, ribadisce il neo manager dell’azienda già al centro nei mesi passati di vicende e inchieste legate alla carenze igienico sanitarie.

L’invasione delle pulci in locali a tutti gli effetti facenti parte della struttura sanitaria arriva infatti mentre è in corso (con tempi da moviola) l’inchiesta giudiziaria sulla morte di Vincenzo Misuraca, il paziente palermitano ritrovato dai familiari con le larve di mosca nelle narici qualche giorno prima della morte avvenuta a 62 anni il 18 luglio del 2011 nella Rianimazione del Policlinico di Messina.

La Procura di Messina  si è fatta l’idea che le larve di mosca non sono spuntate per una sfavorevole congiunzione astrale, ma perché nel nosocomio universitario guidato da 6 anni dal manager Giuseppe Pecoraro le condizioni igienico sanitarie erano pessime. Il motivo? Le colpevoli omissioni dei vertici della struttura sanitaria.

I magistrati titolari delle indagini Vincenzo Barbaro e Maria Grazia Arena a gennaio del 2014 hanno recapitato 9 avvisi di garanzia con l’accusa di omissione in atti d’ufficio e omicidio colposo al direttore generale Pecoraro, ai primari di Rianimazione Angelo Sinardi e di Neurochirurgia (dove Misuraca aveva subito un’intervento chirurgico) Franco Tomasello, sino al giugno 2013 rettore dell’ateneo; a Rosalba Ristagno direttore sanitario di presidio e a Sebastiano Coglitore, direttore di Cardiologia e presidente del Comitato per la lotta alle infezioni ospedaliere.

La decisione dei magistrati è frutto di approfonditi accertamenti (fondati su prelievi ed analisi di campioni biologici) ad opera dei carabinieri dei Nas di Catania che hanno tracciato un quadro allarmante delle condizioni igieniche sanitarie della più importante struttura ospedaliera della città, sconfessando l’operato dei due consulenti della Procura, Antonino Trunfio e Salvatore Maria Costarella.

Sono stati gli stessi Nas a segnalare ai magistrati inquirenti le anomalie e le discrasie nell’operato dei due medici legali che avevano depositato una perizia assolutoria ritenendo che la morte dell’uomo palermitano non fosse ascrivibile alla responsabilità di alcuno: i due consulenti sono finiti entrambi sul registro degli indagati con l’accusa di falsa perizia. Secondo l’ipotesi della Procura, invece, Misuraca è morto per un’infezione letale da Candida parapsilosilos e da Klebisiella Pneumonica contratta all’interno della struttura di viale Gazzi.

Il proliferare dei germi è stato possibile – sempre secondo l’accusa – perché Pecoraro, Coglitore, Ristagno, Coglitore, Sinardi e Tomasello nelle corso degli anni precedenti hanno omesso di fare quello che prevedevano i protocolli sanitari per mantenere gli standars minimi di igiene e salubrità degli ambienti ospedalieri necessari imposti dalla legge a tutela della salute dei degenti. Ai cinque  viene pure contestato avere tenute nascoste le infezioni letali che aveva contratto Misuraca omettendo di segnalarle secondo le procedure previste in questi casi.

Qualche mese dopo, in una sera di marzo del 2012, infatti, i Nas avvertiti da una segnalazione anonima, arrivarono al Policlinico e scoprirono che l’acqua che usciva dai rubinetti, usata dai pazienti per l’igiene personale e dai chirurghi per lavarsi le mani prima di prendere il bisturi, era inquinata da pseudomonas aeruginosa, un altro batterio killer.

L’allora direttore sanitario, Manlio Magistri, ordinò la chiusura della sale operatorie, rimaste vuote per alcuni giorni. Il direttore generale Giuseppe Pecoraro smentì è reagì promettendo denunce per procurato allarme nei confronti del giornale e del giornalista che aveva raccontato la vicenda. Tuttavia, qualche mese dopo al Policlinico apparvero dei cartelli di “Acqua non potabile” su tutti i rubinetti e i pazienti vennero invitati a usare l’acqua delle bottiglie per lavarsi le parti intime. I Nas hanno segnalato più volte alla Procura che in un ospedale, dove i pazienti si recano per curasi, l’acqua non può essere non potabile. Mentre a Messina i cartelli mettevano paura ai pazienti e ai loro familiari, per i dirigenti dell’assessorato alla Sanità guidato prima da Massimo Russo e poi da Lucia Borsellino, “non c’era alcun problema”.

Michele Schinella www.micheleschinella.it

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