ACCOGLIENZA ALL’EX CASERMA BISCONTE, RIFONDAZIONE COMUNISTA NON CI STA

Il circolo Peppino Impastato di Rifondazione comunista contro la politica dell’accoglienza di Renato Accorinti. A partire dall’individuazione dell’ex caserma Bisconte, “già pronta ed attrezzata per essere ricettiva senza rispettare i trattati internazionali sui diritti umani”.

Il Prc messinese ricorda al sindaco di “avere richiesto continuamente l’apertura di un tavolo, tuttavia negato, perché si avviassero a Messina altre reti di accoglienza per mostrare al governo italiano che questa città può accogliere e permettere l’integrazione nella fase in cui è possibile dare a queste donne e a questi uomini la vera speranza di poter dire che stanno ricominciando una loro vita”.

Il circolo Peppino Impastato si chiede quali progetti abbia in mente il primo cittadino: “Ma il sindaco di Messina si è accorto che nella sua città sta accogliendo una tendopoli con ‘non persone’ in uno stato semi detentivo che probabilmente prima o poi riceveranno un diniego dalla commissione territoriale e più che andarsene a zonzo per l’Europa rischiano di essere rimpatriate? Il sindaco di Messina si sta rendendo conto che 25 minori da settimane vivono in una situazione di promiscuità con uomini adulti presso la tendopoli di Messina?”.

Da Accorinti, il Prc si aspetta un secco no al ministro Alfano, riesumando quanto accaduto lo scorso 4 novembre, quando espose “una bellissima bandiera della pace davanti ai poteri militari”: “Il circolo Peppino Impastato del Partito della Rifondazione comunista di Messina ti chiede di esporre di nuovo quella bandiera davanti alla ex caserma che sarà il nuovo ghetto di persone che hanno diritto ad essere accolte in altro modo; di firmare l’appello perché l’Italia apra un canale umanitario affinché vengano evitate queste terribili stragi; di istituire un osservatorio che faccia un monitoraggio continuo su queste strutture detentive e semi detentive che si stanno costruendo a Messina; di promuovere una settimana di festival, di video e seminari con registi, giornalisti e studiosi che negli ultimi anni hanno raccolto sul campo la vera situazione in questi centri di reclusione. Piccoli gesti che possono essere utili a creare anche un cambiamento culturale e ad opporsi alle leggi nazionali”.

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