Metroferrovia, opere per mobilità urbana pronte nel 2016 dopo 10 anni. Costeranno 1,5 milioni in più

Verrà ultimato entro il 30 giugno 2016, e non entro il 2015, e costerà circa un milione e mezzo di euro in più rispetto a quanto preventivato in origine il potenziamento delle infrastrutture viarie relative alla mobilità urbana della metroferrovia Messina – Giampilieri. Il Comune di Messina ha approvato in Giunta (assenti solo Renato Accorinti e Patrizia Panarello), lo scorso 11 novembre, la transazione con il Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna che dovrebbe consentire la ripresa dei lavori a breve.

Il contratto stipulato con il Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna risale al 15 maggio 2006. L’appalto viene affidato con pubblico incanto. Rup è l’ingegnere Vito Leotta. Direttore dei lavori, l’ingegnere Salvatore Saglimbeni. L’importo inizialmente concordato di 4,648.847.46 euro sale a 6.125.294,67 dopo l’approvazione, nel luglio 2009, di una perizia di variante. Tutto si ferma nel 2012, il primo maggio (del resto, è la festa dei lavoratori), a causa della messa in liquidazione della società cooperativa Saim di Gela, indicata quale esecutrice dei lavori dal sodalizio emiliano.

Una situazione che il 5 aprile 2013 induce il Comune di Messina, all’epoca commissariato, a risolvere il contratto. Nello stesso giorno arriva la replica del Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna che chiede l’annullamento della procedura di risoluzione, ricordando di avere sostituito la Saim con la cooperativa Atlante di Palermo, già autorizzata dal Rup (responsabile unico del procedimento) già il 23 maggio 2012.

Ci sarebbero tutti gli estremi, da parte del consorzio bolognese, di pretendere il risarcimento dei danni. Da qui la proposta rivolta a palazzo Zanca, il 30 aprile 2013, di procedere in via transattiva e di riprendere la realizzazione dell’appalto.

A settembre 2013, al tavolo delle trattative, l’appaltatore presenta ben 14 riserve, emerse durante i lavori, che fanno lievitare la spesa fino a 8.323.698 euro. Riserve dovute in massima parte “alle prescrizioni tecniche di Rfi e all’andamento anomalo dei lavori causato dall’interferenza con il traffico ferroviario”. La somma finanziata con delibera Cipe sul trasporto ferroviario e imputata a fondi comunitari Po Fesr – va ricordato – è di 9 milioni di euro.

Il 21 gennaio scorso viene sottoscritta una transazione di quasi un milione di euro (958.382,35) in favore del consorzio, concordando la ripresa dei lavori il 10 aprile successivo. Il parere legale favorevole, da parte degli uffici di palazzo Zanca, arriva il 30 marzo. Si tratta di un accordo sicuramente vantaggioso, pensando agli oltre 8 milioni paventati in precedenza. Esso prevede la corresponsione di 6.720.138,85 euro, oltre ad altri 226.525,32 quale “premio di accelerazione a completamento dei lavori”.

La somma complessivamente pattuita è il dovuto per “la cancellazione delle riserve iscritte, a titolo di ristoro dei danni e dei maggiori oneri patiti dall’impresa per l’anomalo andamento dell’appalto”. Nell’accordo, il Comune viene tutelato dagli effetti nefasti dei contenziosi del personale ex Siam, impegnato a pretendere stipendi e contributi mai versati.

Altro ostacolo aggirato è quello relativo alle somme finanziate con fondi europei che dovrebbero essere rendicontate in Regione entro dicembre 2015. Poiché, a causa dei ritardi maturati, si prevede di consegnare l’opera funzionante entro il 30 giugno 2016, approfittando di una particolare deroga dell’Unione Europea, le parti hanno stabilito, con l’avallo di palazzo d’Orleans, che tutti gli stati di avanzamento lavori (Sal), eccetto l’ultimo (per un importo massimo di 500mila euro, che lievita a 570mila computando l’Iva e i costi di collaudo) dovranno essere prodotti non oltre il 30 novembre 2015. Il finanziamento, pertanto, verrà fatto valere sui fondi Fas anziché Po Fser, così da poterli utilizzare nel semestre successivo a gennaio 2016.

I lavori, secondo l’accordo, devono riprendere entro 15 giorni dall’approvazione dell’atto definitivo di transazione. Non rimane che attendere. Da quel 15 maggio 2006, d’altronde, sono già passati otto anni e mezzo. Che sarà mai altro anno e mezzo in più? (@FabioBonasera)

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