Sciopero generale, la città dello Stretto in corteo contro le politiche economiche di Renzi – FOTOGALLERY

Anche Messina dice no al Jobs Act. Almeno una parte di essa. Un partecipato corteo questa mattina ha attraversato le strade cittadine per la manifestazione territoriale collegata allo sciopero generale dei settori pubblici e privati indetto da Cgil e Uil contro le misure Governo Renzi, Jobs Act e legge di stabilità, per vere politiche economiche e di contrasto alla precarietà e alla povertà, per estendere le tutele a tutto il mondo del lavoro e non toglierle, per difendere l’articolo 18 e salvaguardare le conquiste dei lavoratori, per il rinnovo dei contratti. Presenti tutte le realtà lavorative del territorio con delegazioni dai comuni della provincia. I lavoratori messinesi dell’edilizia, dei settori pubblici, dell’industria, del commercio, i precari, i giovani del territorio hanno sfilato per il centro urbano sotto lo slogan “così non va!”, per chiedere misure che creino occupazione, che portino sviluppo nei territori del Sud dove l’emergenza lavoro si aggrava.

Dal palco di piazza Lo Sardo, davanti ai giovani con lo striscione “giù le mani dall’art.18”, gli interventi dei segretari, dei dirigenti sindacali, dei delegati. “Siamo qui in tanti per dire al Governo che le misure sono sbagliate, per dire no a provvedimenti che colpiscono i lavoratori, che aumentano la precarietà, che non portano occupazione, che penalizzano il Mezzogiorno”, ha detto il segretario generale della Cgil di Messina, Lillo Oceano. Nell’intervento introduttivo, il segretario generale della Uil di Messina Carmelo Catania ha evidenziato come “servono misure diverse, e per questo abbiamo suggerito al Governo Renzi dove trovare le necessarie risorse per investire in sviluppo ed occupazione, le risorse ci sono per ridistribuirle a lavoratori e pensionati, anche recuperandole da una seria lotta ad evasione fiscale e corruzione, dai tagli ai costi della politica che invece crescono mentre si tolgono i diritti ai lavoratori”.

“Scioperiamo e siamo in piazza perché dentro quello che il Governo fa non c’è una risposta alla condizione sociale così complessa che il Paese sta attraversando”, ha evidenziato il responsabile dell’area welfare della Cgil nazionale Nicola Marongiu che si è soffermato sulla Legge di stabilità: “dentro quella legge non c’è una risposta al lavoro, alla povertà”. Dal palco anche gli interventi dei delegati, dei lavoratori, degli studenti. La manifestazione di questa mattina ha dato voce alle rivendicazioni di un territorio particolarmente colpito dalla crisi e che chiede misure per lo sviluppo, investimenti.

Intanto, la Cgil Sicilia stima il 70% di adesione allo sciopero nel settore privato, il 30% in quello pubblico, il 20% circa nei servizi. Il sindacato sta esaminando in queste ore i dati di un campione di posti di lavoro. Queste alcune delle aziende comprese nel campione, con i relativi dati: al Cantiere navale di Palermo ha incrociato le braccia l’80% dei lavoratori e il 60% dell’indotto. Nell’azienda edile Atigroup il 100%. Al cantiere della metropolitana di Catania lo sciopero ha coinvolto l’80% dei lavoratori, alle miniere Italkali (Petralia) il 60%. Alle imposte dirette di Catania il 20%. Alla Latte Sole di Catania l’adesione è stata del 50%, alla Galbani del 100%, nell’industria alimentare Castiglione del 79,1%. Nell’associazione regionale allevatori l’adesione allo sciopero è stato del 55,7%. “Il segnale dal mondo del lavoro siciliano – dice il segretario regionale d’organizzazione Saverio Piccione – mi pare inequivocabile: il governo ne prenda atto e modifichi le sue politiche”.

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