Serie A: Higuain allontana la Champions da Milano. Il Parma affonda e dice addio a Cassano

La ventesima giornata di serie A, il cui quadro è stato completato dal monday night Napoli-Genoa conclusosi con il successo degli azzurri per 2-1, viene consegnata agli almanacchi sotto la voce addizionale “crollo delle milanesi”, ritrovatesi a meno 10 dal terzo posto appena dopo il giro di boa.

Anche per questa stagione, quindi, le due nobili decadute del calcio italiano salutano sostanzialmente l’Europa che conta in netto anticipo rispetto alle più nefaste previsioni.

L’Inter fa la voce grossa, grossissima sul mercato (già presi Podolski, Shaqiri e Brozovic), ma in campo i riscontri sono disastrosi. La sconfitta maturata last second contro il Torino inchioda Roberto Mancini, che dal suo arrivo ha raggranellato la miseria di 10 punti in 9 partite, media da salvezza stentata che fa già comparire all’orizzonte i nostalgici del vituperato Walter Mazzarri. Un’impresa vera e propria. Il tecnico jesino al momento sta suffragando – suo malgrado – la tesi di chi lo vede ottimo in sede di trattative, per gli investimenti che riesce a far sostenere ai suoi presidenti, ma assolutamente…normale come allenatore, anche perché dopo due mesi abbondanti l’alibi del treno in corsa regge relativamente. I nerazzurri sin qui hanno fatto bene in poche occasioni, la mano dell’ex coach del Manchester City stenta a vedersi.

Non sta certo meglio il dirimpettaio Inzaghi, che per giunta ha perso lo jellatissimo El Shaarawy (nuova frattura per il Faraone). Medesimo il capo d’accusa, Milan senza identità, con l’aggravante di un’esperienza più che semestrale di lavoro con il gruppo. Super Pippo può aggrapparsi soltanto all’attenuante del noviziato, ma quando ha accettato una panchina sì prestigiosa era consapevole del rischio, elevato, di ripercorrere le orme di Clarence Seedorf, bruciatosi in pochi mesi ma per motivi diversi, di ordine caratteriale. La sensazione è che il tempo per l’ex centravanti stia per scadere, magari non sarà decisiva la seconda partita in quattro giorni contro la Lazio (vittoriosa in rimonta sabato sera in campionato), ma le semifinali di Coppa Italia sono un traguardo da non fallire assolutamente: il fantasma di Luciano Spalletti inizia ad aleggiare alle latitudini di Milanello.

Chiusa la lunga parentesi meneghina, ci riagganciamo subito al discorso Champions analizzando l’attuale situazione di classifica. Il Napoli occupa in solitaria la terza piazza dall’alto dei suoi 36 punti: la vittoria contro il Grifone, griffata Higuain, dà continuità e serve per acquisire sempre maggiore consapevolezza. Nel mirino degli uomini di Benitez adesso c’è la Roma, il gap di sei lunghezze che separa le due grandi del sud non sembra affatto incolmabile, specie se i capitolini non riuscissero a smaltire i postumi della pareggite che li attanaglia.

A quota 34 troviamo la già citata Lazio, chiamata improvvisamente a sostituire l’infortunato Djordjevic, e la Sampdoria del personaggio dell’anno, al secolo Massimo Ferrero, il veracissimo romano de Roma – aò -. Il numero uno blucerchiato è entusiasta per gli arrivi di Eto’o e Muriel: proclami e selfie come se piovesse, eppure le parole proferite da Mihajlovic nella mixed-zone di Marassi, dopo il pareggio maturato contro l’ottimo Palermo, son suonate come una sentenza: “Abbiamo perso Gabbiadini, al momento ci siamo indeboliti. Per Eto’o ha fatto tutto il presidente, qui si lavora duro”.

Non va sottovalutata la Fiorentina, che di punti ne ha 31 e che nel posticipo domenicale ha costretto la banda Garcia al terzo ics consecutivo. La crescita viola è esponenziale, ma in ottica futura molto dipenderà dal destino di Cuadrado, con tutto il rispetto per i neo acquisti Diamanti e Gilardino, che dopo aver condiviso anche l’avventura cinese han fatto ritorno in patria a braccetto, sperando di rinverdire sotto la Fiesole i fasti di Bologna.

Il nuovo mezzo passo falso è costato carissimo a Totti e compagni: la Juventus, sbrigata con qualche affanno la pratica Chievo (altra magia di Pogba), è infatti volata a più 7, un margine già importante considerato che allo scontro diretto, in programma il 2 marzo all’Olimpico, non manca poi così tanto.

Per quanto riguarda le altre sfide, pesanti in chiave salvezza gli exploit di Cagliari (2-1 al Sassuolo nel primo anticipo) e Verona, impostosi sull’Atalanta con il primo squillo in campionato de El Conejo Saviola, tenuto a lungo in naftalina da Mandorlini per presunte incompatibilità tattiche (!).

Una riflessione a parte merita il Parma: il K.O. casalingo contro il Cesena, nello spareggio tra ultime della classe, psicologicamente è stato devastante. La nuova proprietà ha portato qualche rinforzo ma anche lo strappo più doloroso, quello con Antonio Cassano: il bizzoso talento barese ha risolto anticipatamente il contratto, adesso è libero di accasarsi altrove. La messa in mora di qualche giorno fa, goffamente smentita dal club, era soltanto l’anticamera del divorzio. I tifosi crociati meritano rispetto e chiarezza, non certo dichiarazioni incaute, della serie “siamo stati vicinissimi a Balotelli, in presenza di svariate mensilità non ancora corrisposte ai giocatori in organico. Addio giustificabile, insomma, quello di Cassano, che non ha abbandonato la nave in tempesta – come già sostenuto da qualcuno – ma soltanto marcato il punto di non ritorno.

Nel primo posticipo del lunedì, infine, l’Udinese ha espugnato il Castellani di Empoli grazie a una fortunosa rete dello svizzero Widmer, che ha spezzato l’equilibrio determinato dagli acuti di Totò Di Natale e Riccardo Saponara, poco fortunato al debutto da figliol prodigo.

@jodycolletti

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