Vigili urbani. Niente prove di tiro perché in malattia, tolta pistola d’ordinanza al commissario Santagati

In prima linea durante numerose operazioni, il commissario Biagio Santagati è certamente uno dei nomi più noti nell’ambito del corpo della Polizia Municipale messinese; odiato e amato da chi ha goduto o subìto la sua azione sul campo in oltre trentanni di onorata carriera, non di rado è stato protagonista delle cronache degli ultimi tempi per via di diverse misure assunte dal comando che lo hanno riguardato in modo più o meno diretto e che, qualche volta, hanno fatto storcere il naso, a torto o a ragione, non sta a chi scrive dirlo.

In prima linea nei tanti anni di attività su strada e in prima linea anche stamattina in occasione dell’intervento alla scuola Ugo Foscolo per operarne lo sgombero dopo le settimane di occupazione del collettivo Pinelli. In prima linea come sempre ma, a differenza delle altre volte, oggi era disarmato. E come mai al commissario mancava l’arma d’ordinanza al fianco? Tutta colpa di un misunderstanding, evidentemente. Di un malinteso.

“Venivo da una malattia e mi sono sentito dire che non ero andato a sparare”, spiega il protagonista della vicenda, raggiunto telefonicamente. Santagati, reduce da un lungo periodo di malattia (regolarmente certificata) che lo ha costretto ad una degenza ospedaliera significativa, ha ricevuto “quattro, cinque giorni fa direttamente dal Comando”, una comunicazione con la quale gli si ordinava di “riconsegnare la pistola di ordinanza perché non ero andato alle prove”, racconta. Le prove in questione sono quelle di tiro, obbligatorie per gli appartenenti al corpo di Polizia Municipale che, circa tre volte l’anno, devono sottoporsi a test di abilità per verificare la propria idoneità al maneggio delle armi.

E’ chiaro che, però, in assenza del dono dell’ubiquità, se si è ricoverati – o in piena degenza post ospedaliera- difficilmente sarà possibile presentarsi come previsto e da qui l’evidente intoppo di comunicazione che ha portato ad una (chiaramente) inspiegabile misura adottata nei confronti di Santagati.

“Ho subito presentato ricorso al Prefetto e al Questore”, con tanto di cartella clinica in allegato nella quale si attesta l’intervento all’anca subito, ha spiegato, ricordando poi di essere stato recentemente vittima di minacce di morte, denunciate circa 6 mesi fa e sottolineando come la decisione di ritirare l’arma non sia coincisa comunque con l’affidamento a servizi esterni più “tranquilli”. “Del resto sono stato mandato comunque a fare un servizio pericoloso”, continua alludendo all’impegno odierno, sopra menzionato.

“Il problema nel corpo di Polizia Municipale è che chi lavora è penalizzato da quelli che non lavorano”, conclude Santagati. “Ad esempio perché c’è chi viene spostato molte volte e chi in 30 anni non gira mai?”, se lo chiede il commissario che da circa sei giorni è stato affidato all’ufficio alloggi e patrimonio comunale ma se lo chiedono anche altri colleghi, a quanto pare.

A tal proposito, per completezza d’informazione, spetta aggiungere che chi scrive ha provato a far fugare certi dubbi direttamente dal generale Calogero Ferlisi, giacché aver chiari i fatti è l’obiettivo ma il tentativo di contatto non è andato a buon fine. Restiamo ovviamente a disposizione per eventuali, ulteriori delucidazioni. Nel frattempo, la vicenda del commissario Santagati dovrebbe risolversi in modo breve e “indolore” con una semplice comunicazione nella quale lo si invita a sottoporsi a nuove prove durante le quali sarà valutata la sua abilità a rimettere nella fondina la pistola d’ordinanza. (@eleonoraurzi)

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