Bimbo rumeno comprato, il Gip Militello corregge la Procura. Cade l’associazione e la Riduzione in schiavitù si trasforma ma la mamma e il fratello restano in carcere

di Michele Schinella – Cade l’Associazione per delinquere e il reato di Riduzione in schiavitù tentata si trasforma in quello di Acquisto e alienazione di schiavi consumata. Il Giudice dell’indagini preliminari Maria Militello boccia per un verso e corregge per un altro i sostituti della Procura di Messina, Liliana Todaro e Maria Pellegrino. La posizione degli indagati, in astratto, si aggrava (la pena prevista per i due reati è uguale, ma non c’è lo sconto di pena per la forma tentata); la sostanza, invece, al momento non cambia. La mamma e il fratello del bambino rumeno di nove anni, che secondo la Procura di Messina doveva essere ceduto ai coniugi Lorella Conti Nibali e Calogero Conti Nibali di Castell’Umberto, devono rimanere in carcere. E in carcere deve rimanere Vito Calianno (difeso da Alessandro Faramo), colui che in Romania ha reclutato la mamma e il bambino e  Franco Galati Rando (assistito da Decimo Lo Presti), il tortoriciano che era andato a prenderli.

I quattro, insieme al bambino, sono stati fermati dai carabinieri nella sera del 24 febbraio appena sbarcati a Messina e diretti nel centro nebroideo. Secondo il Gip esistono pericoli di fuga e di reiterazione del reato. Secondo il giovane magistrato non si può dire che nella vicenda ricorra il reato ipotizzato dai pm nella forma tentata perché “l’esercizio su una persona di poteri corrispondenti a quelli di proprietà” previsto dalla norma del 600 cp “deve essere finalizzato alla costrizione all’espletamento di prestazioni lavorative, sessuali, all’ accattonaggio o al compimento di attività illecite o al prelievo di organi”. Il Gip ha commentato: “Nessuna di queste finalità sono ravvisabili nel caso di specie. A cui invece – ha argomentato il magistrato – si attaglia la norma che punisce chi acquista, aliena o cede una persona che si trova in una situazione di debolezza”.

Il gip Militello, nell’ordinanza di convalida del fermo, ha ritenuto che non si possa contestare il reato di associazione per delinquere a Calianno e Galati Rando: “Non ci sono allo stato elementi indiziari per ritenere sussistente un’associazione stabile finalizzata alla compravendita di minori. Se Galati Rando e Calianno avessero messo in piedi una struttura organizzata non ci avrebbero messo tutto questo tempo a trovare un bambino”, ha motivato Maria Militello.

Il magistrato Militello non si è fatta convincere dalle spiegazioni che ha dato in un’ora e mezza di interrogatorio Vito Calianno, 42 anni e tre figli che lo attendevano in Puglia, a Fasano. Mentre la mamma del bambino rumeno e il fratello maggiorenne si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Come Franco Galati Rando.

Davanti al Gip di Patti, per la convalida del fermo sono comparsi i coniugi Conti Nibali (gli acquirenti del bambino secondo l’accusa) difesi dall’avvocato Alessandro Pruiti, Vincenzo Nibali e Aldo Galati Rando (patrocinato dall’avvocato Carmelo Scillia), gli altri due intermediari. Il giudice pattese si è riservato sulla decisione della convalida del  fermo e sulla conferma della misura cautelare domandata dalla Procura. (www.micheleschinella.it)

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