Dall’Opg di Barcellona alla Rems di Naso: dubbi e criticità al vaglio della segretaria dei Radicali Italiani Rita Bernardini. Plauso al direttore Rosania, “esperienza preziosa”

Lungo weekend siciliano per la segretaria di Radicali Italiani Rita Bernardini, che sabato mattina con una delegazione di attivisti di Messina, Catania e Palermo ha fatto visita agli internati dell’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto, in vista della chiusura della struttura che al momento ospita 133 detenuti.

Dal 1 aprile, infatti, saranno i Rems (residenze per le esecuzioni delle misure di sicurezza, gestite dalla sanità territoriale in collaborazione col Ministero della Giustizia) a sostituire gli ospedali psichiatrici, anche se il numero delle strutture appare già insufficiente per garantire un passaggio “indolore” per gli utenti e per il personale sanitario e gli agenti penitenziari.

Basti pensare che ogni Rems può ospitare fino a 20 persone. E in Sicilia, che addirittura è considerata tra le più esemplari per il rispetto dei tempi previsti (che da marzo 2013 sono stati prorogati al 1 di aprile 2015 ) sono solo due e addirittura definite “temporanee”, una a Caltagirone (Ct) e una a Naso (Me).

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L’ingresso all’Opg: con Bernardini, Visicaro (radicali Messina) Cicarelli  e Recupero (radicali Catania) Corleo (radicali Palermo)

“A questa direzione non è pervenuto nulla di ufficiale”– ha sottolineato il direttore dell’Opg Nunziante Rosania, che accompagnando la delegazione radicale ha espresso forte preoccupazione per il futuro degli internati e non solo. “Per il personale sanitario si attende il transito della Medicina Penitenziaria al servizio sanitario regionale (Dpcm del 1 aprile 2008) e non ci sono certezze per medici e infermieri fin adesso contrattualizzati su base libero-professionale. Per il personale di custodia e amministrativo si attende invece l’implementazione della progettata conversione dell’Opg in “casa di reclusione” – conclude Rosania.

I numeri, del resto, mostrano i limiti della prospettiva offerta dalle Rems: dal 1 gennaio, nonostante la prevista dismissione, all’Opg di Barcellona  ci sono stati 21 ingressi, 10 dei quali da altri istituti;  72 sono gli internati siciliani ( 23 per i quali non è previsto alcun progetto), 21 provenienti dalla Puglia, 32 dalla Calabria, 3 dalla Basilicata, 1 dalla Campania e 1 addirittura dal Piemonte, 3 infine, senza fissa dimora.

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Bernardini, Don Insana, Visicaro

Ma questo dato era già stato preso in considerazione dallo stesso ministro Lorenzin quando, nella relazione presentata al Parlamento nell’ottobre del 2014, aveva sottolineato che “il numero complessivo dei posti letto nelle strutture in esame che si prevede di realizzare sono 990, con una articolazione  di strutture residenziali a differente livello di intensità assistenziale. Tale numero è inferiore al numero dei soggetti destinatari delle misure di sicurezza al 31/12/2011. La riduzione, come già detto, è dovuta alla progressiva attivazione dei programmi di dimissione, che hanno consentito l’uscita dagli OPG dei soggetti  “dimissibili”.”

I dati raccolti in questo weekend andranno a comporre un report che i Radicali presenteranno in una conferenza stampa alla Camera, seguita alle visite che sono state effettuate in tutti i sette Opg italiani: Castiglione delle Stiviere (Mantova), Aversa (Caserta), Montelupo Fiorentino (Firenze),  Napoli,  Salerno, Reggio Emilia e, ovviamente Barcellona Pozzo di Gotto (Messina).

“Non possiamo che evidenziare la grande umanità che contraddistingue il lavoro del direttore Rosania in questa struttura, anche grazie al prezioso contributo di Don Pippo Insana – ha dichiarato Rita Bernardini, nel corso della conferenza stampa seguita alla visita – Nonostante i limiti del sistema imposto dalla carcerazione, abbiamo riscontrato che hanno un rapporto individuale con ciascun detenuto. Senza negare la mancanza di attività trattamentali, denunciate dallo stesso direttore, la cui esperienza,  in campo amministrativo ma soprattutto sanitario, riteniamo preziosa per coordinare il passaggio ai Rems  anche a livello nazionale. E in questo senso ci spenderemo presso il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, affinchè non si disperda il know how acquisito negli anni”.

Restano sul tappeto le perplessità sul Rems di Naso,  condivise sia dall’esponente radicale che dal direttore dell’Opg. Partendo anche dalla logistica: poiché sia per i familiari che per il personale il posto è difficilmente raggiungibile, e persino la strada di accesso è dissestata, come testimoniano alcuni operatori dell’Opg barcellonese.

E la visita si chiude con un interrogativo tutto “politico”: ovvero come mai è stato scelto il comune di Naso. Un solo piano del vecchio ospedale, per 20 posti letto. Una struttura isolata, a cui sono stati assegnati  3.166.772 euro dei 18,11 destinati dal ministero all’adeguamento dei  presidi ospedalieri dismessi, che da programma dovevano essere 3 per complessivi 80 posti letto, distribuiti in 4 strutture situate oltre che a Messina, a Catania e  Caltanissetta.

Naso sarà la prima Rems ad aprire i battenti, come annunciato nei giorni scorsi dal primo cittadino Daniele Letizia, che, però attraverso la Gazzetta del Sud  ha informato che “l’appalto dovrebbe essere bandito tra pochi mesi dall’Urega di Messina, e che si attende solo la disponibilità finanziaria della somma assegnata”.

Certamente non è da sottovalutare l’apporto di due esponenti della politica locale, in primis Giuseppe Laccoto (Pd) Componente Commissione VI – Servizi Sociali e Sanitari e da poco nominato con Bernadette Grasso (FI) nella sottocommissione Ars per verificare i requisiti di accreditamento delle case di cura private. (@Pal.Ma.)

 

 

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