Michele, ovvero della morte e resurrezione al tempo dei social. C’era una volta “u babbu” ora c’è “l’utOnto di facebook”

Muore su un blog il 25 aprile, un coccodrillo gli rende omaggio su un giornale online, il 26 sera resuscita su facebook ( e anche il medesimo giornale rettifica la…bufala) con una foto che diventa talmente virale da non riuscire più a risalire all’autore, ovvero al ragazzo fotografato con un inequivocabile cartello. Protagonista di questo evento Michele, che ormai del suo essere “babbu” ha fatto un intelligente regalo alla stupidità collettiva. Un personaggio che, stando all’affetto ricevuto dopo la diffusione della falsa notizia sulla sua morte, è amato dai messinesi che lo considerano un “patrimonio” della cultura pop, una figura che merita posto in una antologia dei “personaggi tipici messinesi”, tra retorica e folclore.

L’autore dell’epitaffio che ha dato il via al funerale virtuale, con tanto di RIP (l’acronimo per riposa in pace) ad invadere le bacheche dei messinesi (anche quelli che per mestiere dovrebbero essere più informati), alla vista della foto si giustifica con i suoi interlocutori dicendo  che “non vi so dire, solo ieri mi è arrivata una notifica su facebook della sua morte…in effetti non lo vedevo da parecchio tempo…” e poi condividendo anche lui la felice immagine che ritrae il “nostro” con l’aria soddisfatta di chi è sopravvissuto alla seconda morte virtuale (la prima risale a gennaio del 2014) scrive: “Michele è vivo e vegeto, chi ha diffuso la notizia…qualcuno ha anche scritto che era morto nel gennaio del 2014! Ma Michele è sempre con noi. Auguri di lunga vita Michelino”.

Ricevere una risposta dall’ufficio cimiteriale preposto, di lunedì mattina, pare cosa meno probabile della morte di Michele. Mentre il citizenjournalism pare più efficace di certi corsi di deontologia. Quindi, tra chi giura di averlo visto a piazza Cairoli stamattina, e chi di vederlo a Santa Margherita da cui da tempo non si sposta, si registra l’ennesima prova dell’esistenza di un personaggio che rappresenta l’evoluzione del babbu, quello 2.0., quello che chiameremmo Utonto di Facebook. (@Pal.Ma.)

 

 

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