Inchiesta Formazione, Chiara Schirò completamente libera dopo due anni. Il legale Favazzo loda i giudici e bacchetta indirettamente quelli che mantengono in carcere il marito Francantonio Genovese

di Michele Schinella – La seconda sezione penale del Tribunale di Messina libera Chiara Schirò, moglie dell’onorevole Francantonio Genovese, da ogni misura cautelare e il legale Nino Favazzo loda i giudici che la compongono. Nell’occasione, pur senza fare nomi e cognomi, bacchetta indirettamente quelli del Tribunale del Riesame che hanno respinto le sue istanze di scarcerazione dell’ex leader del Pd, recluso nel carcere di Gazzi dal 15 gennaio 2015, dopo 8 mesi di arresti domiciliari.

I coniugi sono sotto processo nell’ambito dell’inchiesta “Corsi d’oro” sui fondi regionali destinati alla formazione e, invece, usati per comprare immobili.

Non dovrà dunque più recarsi a firmare dai carabinieri, Chiara Schirò. La moglie dell’onorevole potrà attendere l’esito del processo, imputata di truffa, libera da qualsivoglia misura cautelare.

Era stata messa a i domiciliari alla vigilia dell’estate del 2013. Dopo otto mesi è stata posta in libertà, successivamente gli è stata prima irrogata la misura dell’obbligo di dimora e poi di firma.

FAVAZZO DIXIT

Il responso, firmato dai giudici Rosa Calabrò, Valeria Curatolo e Claudia Misale, è stato accolto con grande soddisfazione dal legale Nino Favazzo che non ha lesinato pubbliche attestazione di elogio nei confronti dei tre giudici: “Si tratta di un provvedimento che si segnala per il corretto utilizzo dello strumento cautelare da parte dei Giudici della Seconda Sezione Penale del Tribunale di Messina, che hanno saputo graduare progressivamente la misura, via via adeguandola rispetto alle esigenze cautelari del momento”, ha commentato Favazzo.

Il legale ha pure approfittato della (ghiotta) occasione per togliersi qualche pietruzza dalle scarpe: “Alla misura cautelare è stata, così, restituita la sua tipica funzione preventiva, in linea con i più elementari principi costituzionali, senza assecondarne una distorta e, purtroppo, sempre più diffusa applicazione quale vera e propria anticipazione di una pena che non si sa ancora, se ed in che misura, dovrà essere espiata”, ha detto con un chiaro riferimento a quei giudici che invece non “hanno – mutuando la sua espressione – utilizzato correttamente lo strumento cautelare”.

Dal 15 gennaio 2015, giorno in cui Genovese fu arrestato, per due volte il Tribunale della Libertà ha rigettato l’istanza di scarcerazione avanzata dallo stesso Favazzo. L’avvocato nei ricorsi ha cercato in tutti i modi di sostenere che non sussistessero le esigenze cautelari nei confronti di Genovese. La Procura per bocca dell’aggiunto Sebastiano Ardita si è fermamente opposta.

Nel primo caso il collegio era presieduto da Nunzio Trovato, nel secondo da Antonino Genovese.

L’ex sindaco di Messina nonostante sia finito sotto processo e in carcere ha mantenuto lo scranno alla Camera dei deputati.

Nell’inchiesta Corsi d’oro Genovese, oltre che da Favazzo, era difeso dall’avvocato romano Carlo Paliero. Quest’ultimo dopo alcuni mesi ha lasciato l’incarico per contrasti nella strategia difensiva.

Secondo alcune accreditate indiscrezioni, Genovese a seguito degli ultimi insuccessi giudiziari ha contattato alcuni noti legali di livello nazionale.(www.micheleschinella.it)

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