Calcio, Acr Messina: un re di troppo, ma Giorgio Corona non abdica nel cuore dei tifosi

Da “Re Giorgio” a “Re Artù”. O forse dovremmo invertire l’ordine, dato che il secondo re è cronologicamente antecedente al primo, ed ora pian piano si è ripreso lo scettro. Eppure le storie di questi due calciatori non sono così distanti, almeno se analizzate dal grandangolo giallorosso.

51 reti in 125 presenze complessive per Giorgio Corona, il bomber di razza e dei record, capace di segnare in tutte le categorie (esclusa l’Eccellenza che a breve dovrebbe abbracciare) e calcare miriadi di campi da calcio, da quello in terra battuta di Cinisi nel lontano ’95 a quelli in erba della massima serie, dove ha dimorato per solo una stagione, facendo centro sette volte con la maglia del Catania; nel 2011 il ritorno a Messina dopo la breve ma intensa avventura nell’annata 1998-99 e una solenne promessa alla città: riportare i colori giallorossi nel calcio professionistico, dopo la favola della serie A targata Franza che non sapeva di avere davanti a sè un burrone di delusioni. L’avventura in riva allo stretto, conclusa purtroppo con l’amara retrocessione tra i dilettanti perendo sotto i colpi della Reggina, in una stagione dai contorni macabri, non cancella quanto fatto e dato da quest’uomo a quella maglia sudata e onorata un istante dopo l’altro, a suon di gol e sacrificio, a quarant’anni suonati, raccogliendo applausi in tutto il Paese e rappresentando motivo di orgoglio. Anche in questo ultimo disastroso anno, quando il capitano non ha abbandonato una nave che, di fatto, non c’era. La maglia giallorossa verrà svestita ma questo non coinciderà con il ritiro dal calcio giocato per il bomber palermitano, per il quale evidentemente l’età è solo uno stato mentale.

ITALY SOCCERDiversi, adesso, i piani di Arturo Di Napoli, oggi allenatore del Messina che quando parla ai tifosi dice di essere cambiato completamente rispetto a quando era un calciatore: a Messina, squadra che gli è rimasta nel cuore tanto da comprare una pagina della Gazzetta del Sud per i saluti alla città (lo ricorderanno gli aficionados) e in cui ha vissuto gli anni più belli della sua carriera, in massima serie, sono 63 reti in 148 presenze complessive, numeri che includono il ritorno in Sicilia nella stagione 2009-2010, condita da venti reti. Anche per lui Messina è un amore mai dimenticato, tanto da cercare più volte, nel corso degli ultimi anni, di farlo direttamente suo o comunque di potergli garantire una proprietà solida, dopo i disastri del quinquennio post serie A. Ce l’ha fatta ufficialmente l’8 agosto 2015 quando in un abbraccio virtuale è diventato allenatore. Certo per lui un percorso completamente diverso: casa Inter lo lancia fin da subito nei più grandi palcoscenici del calcio nazionale e da li in poi non scende di categoria al di sotto della B, salvo nell’ultima fase della carriera.

Due simboli adottati dalla Messina sportiva, gemelli diversi del calcio, forse incompatibili nella squadra che sarà, ancora un cantiere aperto fatta di gioventù e belle speranze, fra le quali quella di poter riacciuffare la Lega Pro in extremis, giunti alla fine di Agosto in uno sport che ha perso ogni identità. Dopo la vittoria di ieri in amichevole sul campo del Patti firmata 5-0 (in gol Scalzone,Giove e Longo) la nuova strategia legale è puntare al ritorno a 60 squadre: nuovo ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport e corsa a 7 per il posto del Castiglione, squadra che ha rinunciato alla categoria. Questa volta però si è più cauti. @RobertoFazio

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