Tomasello ESCLUSIVO: nessuna comunicazione dal MIUR

Dario Tomasello non era a conoscenza, sino alla sua chiusura, dell’inchiesta condotta dal Ministero a suo carico e conclusasi con la riconferma della sua abilitazione. Così ci racconta, in esclusiva, il docente di Letteratura italiana contemporanea, nell’occhio del ciclone per il caso di presunto plagio ai danni del professor Giuseppe Amoroso. Dunque, a suo dire, il professore non avrebbe avuto la minima contezza del fatto che l’esito della valutazione riservatagli dalla commissione, che nel 2012 ne aveva certificato l’idoneità, fosse stato messo in discussione.

L’antefatto è noto ma ha senso tornarci: nel 2014, il collega Giuseppe Fontanelli, anch’egli allievo del noto critico letterario, aveva presentato un esposto al Senato Accademico denunciando proprio come nei testi del Tomasello fossero presenti evidenti e dimostrabili copia incolla di intere porzioni di testo (anche discretamente estese, come riferito in più sedi) ascrivibili al di loro Maestro. Vale la pena fare alcune precisazioni per dovere di cronaca. Suddetto “concorsone”, erroneamente chiamato, non è di fatto un concorso né tanto meno fonda la sua natura su un confronto comparativo tra i candidati. Insomma, per intenderci banalmente, l’abilitazione di uno non esclude la possibilità di considerare ugualmente idoneo anche un altro partecipante. In buona sostanza, Fontanelli e Tomasello non erano in competizione ed entrambi avrebbero potuto ottenere il medesimo responso dalla commissione (“formata dai migliori ordinari del settore con un criterio di selezione tra i più rigorosi in Europa”, ci viene spiegato), se i suoi membri lo avesse ritenuto. Ma quali sono i parametri adottati dai giudicanti? “La commissione”, come si legge dagli atti pubblici relativi il bando del 2012, “ tiene conto del punteggio assegnato al candidato in rapporto alle mediane”. Cosa sono le mediane? I membri della rappresentanza chiamati ad esprimere una valutazione rispetto ai candidati, nella fattispecie del caso, tengono conto della percentuale di monografie pubblicate presso editori riconosciuti, il numero di articoli in rivista e degli articoli in riviste di fascia A, in cui rientrano quelle riconosciute tali dal MIUR sulla base dell’eccellenza. Infatti, per accedere alla pubblicazione su queste ultime, bisogna superare una revisione di controllo incrociato ad opera di supervisori anonimi. Nel caso di Tomasello, il materiale presentato “risulta superare tre mediane su tre”, ovvero i requisiti di cui sopra; per Fontanelli invece “il candidato risulta superare una mediana su tre”. Ma andiamo avanti perché a questo punto è chiaro che i due docenti non sono tra loro competitor , che uno non ha “usurpato” il posto all’altro e che dunque,quest’ultimo non ha agito con l’auspicio di vedersi riconosciuto un titolo.

Va altresì evidenziato un altro importante aspetto che chi non mastica la procedure accademiche non può conoscere: l’aver ottenuto l’ abilitazione non fa di un docente universitario associato, in automatico, un ordinario. Questo passaggio avviene compiutamente solo laddove esso, successivamente, partecipi (munito dell’abilitazione sopraddetta) ad un concorso per una cattedra disponibile o se sia chiamato direttamente per ricoprire l’incarico disponibile. Il tutto, tra l’altro, deve avvenire in un lasso di tempo determinato. Sì, perché l’idoneità in questione ha una scadenza, prevista nel 2020.

Detto questo, torniamo alla cronistoria dei fatti divenuti di pubblico dominio. Il febbraio 2016 viene inaugurato con la notizia della decisione del MIUR che ribadisce la propria valutazione in merito alla qualifica di Tomasello. L’informazione viene divulgata da un importante megafono, quello di Gian Antonio Stella che, dalle colonne del Corriere della Sera, riporta gli sviluppi del caso del professore copione.

Il diretto interessato non accoglie propriamente bene l’etichetta e immediatamente querela il giornalista. Ma l’editorialista non è il solo ad essersene interessato.

La faccenda, a questo punto, ironia della sorte, riguarda padri e figli (vedi articolo correlato).

In merito al servizio di Gaetano Pecoraro de Le Iene, alcuni studenti del professore “incriminato” raccontano una versione dei fatti nuova alle cronache giornalistiche e che, pertanto, riportiamo. A dire di alcuni, non sarebbero state volutamente messe in onda dichiarazioni degli stessi allievi, rilasciate ai microfoni della trasmissione Mediaset che avrebbe scartato affermazioni di studenti del dipartimento –dicono!- , perché contenenti opinioni positive sull’operato del docente. Non ci è dato sapere con prove dettagliate quanto ciò sia veritiero ma, ribadiamo, è abitudine di chi scrive accogliere ogni sfumatura e narrazione, senza se e senza ma.

A questo si aggiungono le affermazioni dello stesso Tomasello che ci racconta di un fuori onda in cui il giornalista e il suo cameraman, Marco Fubini, avrebbero impedito fisicamente il suo accesso alle aule ove, quell’11 febbraio, era prevista una seduta d’esami presieduta proprio dal docente.

Adesso la vicenda specificamente giudiziaria seguirà l’iter che gli è proprio, un iter attivato dal professore Amoroso che ha affermato alle telecamere di Italia Uno, in quanto tecnicamente parte lesa se venisse confermato quanto contestato, di aver denunciato il Tomasello sia per plagio che per truffa ai danni dello Stato, avendo il docente di letteratura utilizzato testi non ritenuti originali dal querelante per la procedura di abilitazione. Da par suo il professore, figlio dell’ex Magnifico Rettore, che ribadisce la totale estraneità ai reati che gli si contestano, sostiene di non aver ricevuto ad oggi notifiche d’alcun genere.

A distanza di qualche anno, inevitabilmente, torna intanto alla ribalta quella recensione di Amoroso, già mostrata in più occasioni anche dal professore Pennisi ai colleghi di TempoStretto, datata 2006 e avente per oggetto proprio un lavoro del Tomasello firmata da quel professore che oggi è accusatore. Al riguardo vien da pensare o che non avesse letto il testo che ha recensito o che non si fosse accorto delle porzioni mutuate. Corre l’obbligo morale e professionale di ascoltare tutte le parti interessate e, pertanto, in questo percorso tortuoso e di non poca complessità, torneremo sull’argomento con nuovi contributi che i protagonisti della vicenda vorranno fornire.

@eleonoraurzi

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it