TrischittaSuperStar: l’intervento in aula conquista tutti…accorintiani compresi

Pippo Trischitta
La si metta come si vuole, si sostengano pure tutte le ragioni possibili -quella dei favorevoli, quella dei contrari e persino quella di astenuti e assenti- ma una verità è inopinabile: ieri sera chi ha vinto fuori d’ogni dubbio è stato Pippo Trischitta.
L’intervento, originariamente buato dalla platea quando la presidente gli ha dato la parola, è poi stato accompagnato da applausi e incitazioni di pubblico e colleghi. Un’arringa in sostegno alle ragioni del sì, di un voto decisivo per far passare un previsionale 2015 diventato un mix tra una barzelletta e un incubo.
Non si è risparmiato in quel one man show di una decina di minuti il capogruppo di Forza Italia che ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte: ha iniziato con un pizzicotto all’amministrazione e ha poi proseguito in un’orazione che sembrava degna del miglior supporter dell’Esecutivo.
“Ho sentito il discorso programmatico del sindaco che però é insediato da tre anni”, ha esordito sarcastico facendo riferimento al monologo di inizio seduta che ha visto protagonista un Accorinti sempre più trionfante al grido di “abbiamo fatto e abbiamo detto-faremo e diremo”; un’introduzione che appariva decisamente slegata dal contesto e dalla realtà, piena di retorica e vana gloria. Dopo il leader di Cambiamo Messina dal Basso è stata la volta del suo nuovo assessore al bilancio il cui intervento ha oscurato il sindaco”, prosegue Trischitta che si lancia in una brevissima esegesi delle parole pronunciate da Eller, democrat convinto, seppur senza tessera: Ha fatto riferimenti politici ai governi Crocetta e Renzi – sappiamo quali sono i collegamenti e a cosa hanno portato-“, commenta. “Sappiamo anche che le indicazioni del commissario del Pd sono diverse ma non importa perché evidentemente si sa che a volte gli accordi si fanno a livelli diversi da quelli locali”. Affermazioni di una gravità immensa ma che, buttate lì, sembra siano cadute nel vuoto.
Parla di evitare un “massacro sociale” il consigliere che, più e più volte viene interrotto da applausi spontanei. “Io il sindaco lo avverso ma ci sono momenti in cui non te ne freghi niente del sindaco; ci sono momenti in cui devi fare gli interessi della popolazione”.
Già nelle ore precedenti alla seduta, sul wall del berlusconiano era comparso un post al vetriolo destinato alla deputazione messinese i cui contenuti sono stati ribaditi anche in aula: “E’ vergognosa la posizione di Picciolo, Germanà D’alia e Ardizzone. Qui nessuno ha interesse a salvare la città”.
E’ agguerritissimo Trischitta che, nel pomeriggio, aveva affermato: “Come può Ardizzone pensare di candidarsi a sindaco della città se già adesso senza esserlo sta facendo danno?”.
Tutti concetti ripetuti durante la seduta; tutte parole che non hanno risparmiato i quattro deputati tra i più attivi sulla scena locale e la cui leadership ha forte impatto sull’Aula di Palazzo Zanca (ma dimenticando del tutto l’asse Genovese/Rinaldi, che o ha lasciato libertà di coscienza -improbabile- o ha solo dato disposizioni diverse dagli altri -verosimile-).
Assenze di interi gruppi politici che il consigliere definisce “pesanti” ma determinate da imposizioni dei parlamentari locali, a suo avviso: Non dipende da loro, non credo che Rita La Paglia  o Libero Gioveni oggi avrebbero rinunciato a tutelare i lavoratori”. Pdr e Udc in cima alla lista dei cattivi stilata dall’avvocato forzista.
E’ la longa manus del politico di turno ad aver causato tante assenze in consiglio, secondo Trischitta che tuona “Se a me, Formica o Miccichè avessero detto di non venire a votare il bilancio io gli avrei fatto una pernacchia, perché io sono qua per la gente e voto per la gente!”. E applausi!
Un gap economico nei conti del nostro comune che non ha niente a che invidiare -per essere ironici- a quelli della capitale, di Milano, Torino e tante altre città d’Italia. “Se non fallisce Roma perché dovrebbe fallire Messina?”, chiede. Fa leva sull’emotività dei colleghi provenienti da quartieri popolari “come me”, dice e rivolgendosi loro, chiamandoli per cognome (“tu Vaccarino, tu Pagano”e così via) incastra tutti -laddove ci fossero stati dubbi sul voto di ciascuno- “ve la sentite di danneggiare la città?”.
L’urgenza è fare arrivare in città “i 72 milioni per le famiglie messinesi”, perchè “I nostri figli valgono quanto i figli di quei dipendenti che sono la sopra e io me ne vado là sopra – grida, indicando la loggia- perché non c’è nessun motivo per non votarlo “, altro applauso, più forte del precedente che si trasforma poi in un’ovazione vera e propria quando chiosa il suo augurio alla deputazione che etichetta come la panacea di assenze e voti contrari: “che le loro famiglie non si trovino mai in certe situazioni di difficoltà”. Come dire “che ne sanno loro della vita vera, della gente e i suoi problemi?”.
Stasera che non ci sia destra e sinistra: ogni uno voti secondo coscienza e dica io sono per Messina o contro Messina per quella gente o contro quella gente”. Siano o meno condivisibili le ragioni, più o meno valide le analisi compiute, certo è che in una serata, Trischitta, a gran sorpresa, ha conquistato addirittura gli accorintiani. Se non è incredibile questo…

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