Magnifiche censure: Pietro Navarra sul caso Catania. I Rettori insorgono contro due rapper

Che fosse un tentativo di dialogo o un più semplice gioco di propaganda, l’intervento del Ministro Maria Elena Boschi all’Università di Catania si è trasformato in un boomerang che ha viaggiato per tutta l’Italia da Nord a Sud facendo discutere e agitando non solo gli ambienti politici. La penisola si è spaccata in due metà: la curva in favore del Ministro e quella in sostegno del giovane studente, Alessio Grancagnolo, che ha esposto la sua arringa contro la riforma della costituzione.

Un intervento meditato e articolato quello dello studente di legge, che ha fatto preoccupare il Rettore dell’Università di Catania a tal punto da chiederne l’interruzione e far gridare i più alla censura. Avremmo voluto chiedere anche al nostro Rettore, Pietro Navarra, il suo pensiero in merito, dialogare con lui, approfondire l’argomento, sia mai che Maria Elena giunga da queste parti e che qui ci possa essere un altro Alessio, ma il numero uno del nostro Ateneo ha preferito affidare il proprio pensiero ad una email piuttosto che parlare direttamente con noi. Riportiamo il suo pensiero qui di seguito: «Giudico innanzitutto positiva ogni occasione in cui l’accademia riafferma il proprio ruolo di luogo di confronto e dibattito. Ben vengano, quindi, occasioni come queste in cui studenti e istituzioni possono venire a contatto, in un contesto come quello universitario. Tuttavia, non va dimenticato che esistono delle regole formali, che valgono non solo per gli studenti, ma per tutti i componenti di una comunità accademica e che vanno rispettate. Ed è proprio attraverso queste regole che deve svilupparsi ogni forma di dialogo».

Un colpo al cerchio, un colpo alla botte insomma. Apertura al dialogo nel rispetto delle regole. Dibattito aperto ma senza contradditorio. Cosa avrebbe fatto il nostro Rettore se si fosse trovato davanti un altro Alessio? E si può parlare davvero di censura? Perché ospitare un Ministro nella propria Università, sede di dialogo e di riflessione, se non si vuol dare agli studenti la possibilità di esprimere la propria opinione, seppur lunga e articolata?

Ma la sensibilità dei Rettori in questi ultimi giorni è stata urtata anche dal brano di Fedez e J.AX, “Vorrei ma non posto”, in cui i due rapper hanno usato la frase “e compreremo un altro esame all’università”. Scalpore e rabbia non solo da parte degli studenti ma, secondo quanto sostenuto dagli stessi artisti, soprattutto da parte di uno o più rettori che avrebbero fatto un esposto al garante della comunicazione chiedendo di rimuovere il passaggio del brano.

Possono davvero uno o più rettori preoccuparsi di denunciare una canzone per una frase provocatoria alla luce di quanto sta accadendo oggi nell’università italiana? Chiaramente, come facilmente prevedibile, Fedez e J.Ax. hanno subito cavalcato quest’onda rispondendo, entrambi con due video differenti, ai suddetti magnifici «censurare il nostro brano sarebbe stato come se tutte le persone oneste avessero chiesto a Venditti di censurare In questo mondo di ladri» ha dichiarato Fedez in maniera provocatoria, ma non troppo.

Probabilmente il gesto di censura dei rettori, che a quanto pare ultimamente si è tragicamente propagato, non ha fatto altro che aumentare la popolarità del brano che ha rapidamente occupato le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali. Sarebbe stato forse meglio denunciare la compravendita degli esami in tutte le università italiane piuttosto che puntare il dito contro una canzone?

@EleonoraCURRO’

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