A Siracusa va in scena Elettra di Sofocle: quando il classico della tragedia incontra la modernità (Fotogallery)

Al Teatro Greco di Siracusa per il 52°ciclo di tragedie va in scena Elettra di Sofocle con Federica Di Martino nella parte di Elettra, Maddalena Crippa nelle vesti di Clitemnestra, Jacopo Venturiero in quelli di Oreste e Maurizio Donadoni che interpreta Egisto.

La regia di Gabriele Lavia, che fa il suo ritorno a Siracusa dopo 15 anni dal su Edipo nel 2000, consente di assaporare l’essenza del classico in una chiave attuale che non svilisce in alcun modo la tragedia classica, rifuggendo modernizzazioni o volgarizzazioni.

La scenografia, in armonia con l’idea della tragedia classica, è essenziale ma assolutamente avvolgente. La scena , questa volta priva di ogni macchina scenica, ha un fondo sabbioso. La quinta, che è in legno e ferro con effetto di ruggine, sembra ricordare per certi versi lo scenario del film Mad Max premiato agli oscar di quest’anno .I costumi mettono ai piedi di uomini e donne calzature come anfibi e pantaloni neri aderenti quasi come calzamaglie. Solo Crisòtemi – la sorella di Elettra interpretata da una straordinaria Pia Lanciotti – e Clitemnestra, indossano vesti tipicamente femminili , rispettivamente in nero e in viola.

Il coro dalle ragazze dell’INDA con i loro abiti rossi e neri, è sempre in scena e segue da vicino le vicende sostenendo Elettra; capigliature fluenti e capelli sciolti sulle spalle, quasi a voler per rimarcare esageratamente il lutto, e come elemento di riconoscibilità -come ad esempio la ciocca di Oreste che, ad un tratto, diventerà il punto focale della vicenda, allorquando sulla tomba del padre Agamennone, Elettra troverà la ciocca e capirà che il fratello è ancora in vita. Il che riaccende nell’animo della protagonista la speranza-.

Solo Elettra, attorno alla quale si sviluppa la storia, sembra aver abdicato alla sua femminilità, almeno quella esteriore; ed è proprio lei a far riferimento, non a caso, ai capelli tagliati: la sua essenza è ben più forte di quanto l’apparenza non consenta di mostrare, e a questa sua forza fa da contraltare alla personalità della sorella che dichiara che non essendo uomini e non avendone la forza sono costrette a piegarsi davanti al potere per poter vivere libere. Quella di Elettra è, invece, una femminilità combattiva, interiore, di figlia devota. Ella vuole uccidere per riscattare un lutto, in nome del padre adorato. E’ il dramma di una vendetta consumata a Micene, con l’aiuto di Oreste e della sua finta dipartita raccontata dal Pedagogo -interpreto da Massimo Venturiello – a Clitemnestra. Restano sempre temi principali della tragedia il sogno e della vendetta, ma anche l’importanza della ritualità e dei ruoli.

Quella di Sofocle è una storia di odio, morte e riscatto. Elettra è ossessionata dall’odio verso la madre, ricambiato dalla genitrice: continuamente ripete i torti subiti richiamando sempre tutto il dolore che le è stato inferto, maledice perfino la sua stessa madre, colpevole di aver ucciso insieme al suo complice e amante Egisto, il marito Agamennone e brucia dal desiderio di vendetta. 

Lavia infonde, a tratti, della piccola ironia e sarcasmo che rendono i personaggi più simili agli uomini di oggi e di tutti i giorni, in particolare Egisto, gradasso, vanitoso e compiaciuto, con quel fare ammiccante e disprezzante nei confronti delle donne, che racconta un prototipo, purtroppo attuale.

Il pubblico che ha preso parte allo spettacolo acclama calorosamente con scroscianti applausi tutti i personaggi al momento dei saluti e dei ringraziamenti.

@MarcoFamiliari

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