Hotspot a Messina? No grazie. Il sindaco mai avvisato dal Governo

Bruxelles dispone, il Viminale risponde e lo fa garantendo due nuovi hotspot in Sicilia da qui a breve: uno a Mineo (sede del Cara coinvolto negli scandali svelati e quelli taciuti) e nella ridente Messina che, in quanto ad accoglienza migranti, ha già dimostrato di avere delle belle falle. I posti complessivi, così facendo, salirebbero da 1.600 a 2.800 per quanti giungono (in un modo o nell’altro) alle nostre coste.

Il do ut des prevede che l’Italia provveda in tal modo e attivando sei strutture mobili pronte ad intervenire nei posti di sbarco, nonché l’apertura di ulteriori hotspot, per così dire “di secondo livello” dislocate in diverse regioni dello Stivale dove andare a “smistare” le persone che verranno rimpatriate (storia lunga e complessa che passa dall’identificazione prima, operazione non sempre semplice).

In cambio, mamma Europa dovrebbe -condizionale d’obbligo- dare un’accelerata ai rimpatri e la ricollocazione dei rifugiati: e accelerata sia visto che, ad ora rispetto ai casi gestiti dal nostro Paese, questa ha interessato solo 718 migranti su 39.600 nel biennio in corso.

Interessante sarebbe poi controllare (dati presenti nel Def) quanti soldi in effetti giungano in Italia dalla Comunità che, negli ultimi tempi, ci dicono da Roma, essere più attenta a sostenere il Belpaese nella pratica dell’accoglienza. Ma, a conti fatti, sembrerebbero solo parole. Si rimane stupiti nel constatare che, lungi da avere dei sostegni concreti, l’Italia, al contrario, sborsa la sua quota rivolta invece alla Turchia: lì si che gli aiuti comunitari arrivano.

Ma torniamo al punto originario ossia i due nuovi hotspost, ossia dei centri in cui di fatto i migranti dovrebbero arrivare, essere identificati e poi opportunamente distinti tra aventi diritto d’asilo e chi da rimpatriare; lo facciamo perché stando alle sue parole, Accorinti, rispondendo ad un’intervista di Repubblica, pare non ne sapesse nulla. La notizia stando a quanto riferisce il primo cittadino, l’avrebbe appresa solo a mezzo stampa. Renato Accorinti, del nuovo hotspot che il Governo ha previsto a Messina, non sapeva proprio nulla: “E’ grave. Il sindaco della città dovrebbe essere avvisato in fase di programmazione non quando le cose si fanno; mi sembra più normale questo non passare sulla testa delle persone per fare le cose”, commenta l’ospite di Palazzo Zanca.accorinti

L’ hotspot cosi concepito non va bene. Vogliamo ci siano più migranti possibili a Messina ma in un modo serio. La distribuzione delle avvenire in tante città. Se si portano e concentrano le persone in un solo posto diventa un delirio; bisogna evitare di pesare su una singola città perché ognuno ha un limite di capienza e organizzazione; se un posto è pieno è inutile mandarci altre centinaia di persone. Bisogna fare una distribuzione veloce e seria”. E circa i numeri aggiunge: “Settanta per provincia? E’ un numero ridicolo: non si vedono in un quartiere non in una provincia. Dobbiamo parlare con numeri più realistici. Dobbiamo trovare la soluzione che non preveda di intrappolare migliaia di persone in un posto. Abbiamo visto cosa succede in questi casi -stanno li per mesi e si ribellano loro e le associazioni che stanno loro vicini-”.

Un ultimo sguardo alla situazione generale dal punto di vista del sindaco pacifista -tanto da disertare la parata capitolina del 2 giugno alla quale, pare, fosse stato invitato a prendere parte- “L’argomento dei migranti viene seguito spesso in modo marginale: parliamo degli scafisti da arrestare per carità ma è come quando nella mafia vai a beccare il killer, non hai preso nessuno. Mi piace vedere il problema dall’inizio: perché arrivano? Perchè quando c’è un bimbo che arriva qui in sofferenza e lo salviamo davanti a lui si commuoverebbe anche Totò Riina”.

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