Il PD fa retromarcia sui 9 anni di carcere per il giornalista diffamatore

Sulla norma ” pro casta”, dopo le polemiche di fine maggio, il Pd corre  ai ripari. Il DDL sul contrasto al fenomeno delle intimidazioni ai danni degli amministratori locali entra nel vivo e si avvia a essere votato.

Già oggi dall’aula di Palazzo Madama. E il PD a cominciare dal relatore del DDL , Giuseppe Cucca, ha messo  in campo un primo intervento per tentare di spalar via ogni dubbio sulla norma più discussa del provvedimento: quella che prevede fino a 9 anni di carcere per il giornalista che diffama un politico, un amministratore pubblico o un magistrato.

Il DDL all’articolo 3 introduce – con una nuova norma del codice penale, l’art.339 bis- un’aggravante della pena per i reati di diffamazione , lesioni personali, violenza privata, minaccia e danneggiamento ” se il fatto è commesso ai danni di un corpo politico, amministrativo o giudiziario a causa dell’adempimento del mandato , delle funzioni o del servizio”.

La norma interviene anche sull’attività giornalistica e, già al momento del suo ok in Commissione, aveva scatenato la protesta della FNSI e più di un dubbio di alcuni esponenti del PD: Da qui, anche, la volontà di correre ai ripari mettendo nero su bianco : l’aggravante interviene solo in caso di effetto ritorsivo.

Insomma, Cucca ha voluto sgombrare il campo su ogni interpretazione strumentale e risposto a Beppe Lumia che insiste sulla necessità di fugare il dubbio ingeneratosi di voler mettere in discussione il diritto del cittadino di essere informato. (@G.Pensavalli)

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