Sanatoria edilizia: Ardizzone dichiara inammissibile l’emendamento che ha acceso la polemica

“L’emendamento sulla sanatoria delle costruzioni realizzate nella fascia costiera dei 150 metri dalla riva contiene evidenti profili di incostituzionalità pertanto è inammissibile e quindi non verrà discusso in aula”, traduzione oggi niente voto a riguardo a Palazzo dei Normanni. A pronunciarsi a riguardo è il presidente dell’Assemblea, l’onorevole Giovanni Ardizzone che ha precisato: “Gli uffici dell’Ars avevano già evidenziato tali anomalie durante l’esame in Commissione Ambiente e territorio, ma l’emendamento è stato inopinatamente messo ai voti”.  L’emendamento in questione non è altro che una modifica al Testo unico sull’edilizia, proposto dall’onorevole ex azzurro -oggi al Gruppo Misto- Girolamo Fazio.

Tale introduzione, se approvata dall’Assise regionale, avrebbe consentito di sanare, per l’appunto, di sanare le costruzioni a 150 metri dalla costa, acclaratamente e indiscutibilmente abusive. E non è mica una novità che costruire al di qua del confine imposto dalla norma sia un illecito: risale infatti al lontano 1976 l’introduzione di questa disposizione (con legge n.78), pertanto di tempo per metabolizzarla, i siciliani ne hanno di certo avuto in abbondanza. E per quanto la storia racconti chiaramente di svariati tentativi per aggirare l’ostacolo normativo proponendo palliativi vari, la realtà è che sino ad ora nessuno, fortunatamente, ci è riuscito ma, di sti tempi, con sindaci sceriffi che addirittura si arrogano il diritto di far valere la legge e attivano persino le ruspe (si pensi alla vicenda Licata) uno sprint qualcuno doveva pur darlo. Invece la presidenza mette la parola fine alla questione. Ma il numero uno dell’Aula non è stato l’unico a mettersi letteralmente di traverso contro una norma che si ritiene inammissibile. Già il ministro dell’Ambiente aveva messo le mani avanti e annunziato che il Governo era pronto “ad impugnare dinanzi alla Corte costituzionale ogni legge che permetta condoni edilizi. Questo vale in tutt’Italia e dunque anche per la Sicilia”. Il ministro Galletti aveva precisato che  è precipuo dovere dello Stato stare a fianco ai suoi “uomini”, siano essi magistrati o giudici che, nella lotta contro l’abusivismo -che in questa terra imperversa oltremodo- “non devono essere lasciati soli”.

Un commento arriva anche dal parlamentare di Area Popolare, Alessandro Pagano che afferma come sia essenziale, anche in futuro respingere ogni tentativo. Bolla la proposta di Fazio come “un insulto alla legalità, ai siciliani onesti e alla bellezza della nostra Isola. Bene dunque lo stop arrivato oggi”. Ma l’affondo più propriamente politico non tarda ad arrivare: “Risulta bizzarro che, dopo le polemiche anche sul piano nazionale che hanno investito ancora una volta il governo Crocetta e la maggioranza all’Ars, oggi non si trova un singolo deputato a favore dell’emendamento in questione. I cementificatori sono spariti. Eppure  l’emendamento porta la firma di vari esponenti anche tra i partiti della maggioranza, molti dei quali hanno pure rinnegato se stessi. Il tutto nell’ignavia, come al solito, dello stesso Crocetta. L’ennesima indecente farsa che i siciliani non meritano. Quanto prima si rivada al voto per ridare un briciolo di speranza alla Sicilia”. Afferma il membro di un partito che, bisogna ricordare, attualmente aiuta l’ospite di Palazzo D’Orleans a tenere saldo lo scettro.

Contro le sanatorie edilizie si sono levate diverse voci nei giorni scorsi, non ultima quella di Carmelo Miceli, segretario provinciale del Partito Democratico di Palermo che ai suoi aveva lanciato un appello: “Chi rappresenta il Pd all’interno delle istituzioni ha il dovere morale e politico di stare dalla parte della legalità. Non è un’opzione, è una conditio sine qua non. E’ anche con il coraggio di votare contro un provvedimento così palesemente impopolare e nefasto per la nostra terra che si contribuisce a sconfiggere l’orda dell’antipolitica che rischia di invadere le nostre istituzioni”. E mentre Legambiente scriveva al sottosegretario Davide Faraone, dal pulpito romano della commissione ambiente della Camera arrivava anche la voce del suo presidente, il democrat Ermete Realacci che appena ieri aveva auspicato non servisse l’intervento del governo centrale con eventuali impugnative: “Una regione bella come la Sicilia non merita il disonore e la vergogna di una nuova sanatoria edilizia, che alimenterebbe l’economia illegale e rappresenterebbe un pessimo segnale per il futuro economico e civile dell’Isola”.

Addirittura gli stessi proponenti del disegno, ovvero i pentastellati, si erano detti pronti a non votarlo favorevolmente nel caso in cui l’emendamento fosse stato approvato dall’Ars. Tre anni quasi di lavoro del Movimento 5 Stelle che aveva visto in questo 2 agosto una “data storica”, nella quale la discussione dell’aula sarebbe culminata nel voto di una ” riforma che ha messo al lavoro decine di professionisti, che con spirito di sacrificio hanno prestato gratuitamente il proprio tempo ad un progetto che alla Sicilia manca da oltre tre lustri”.  A spiegare i benefici di una proposta che dunque non dovrebbe più trovare ostacoli sul suo cammino, sono ancora i parlamentari a 5 stelle: “arriverebbero soprattutto sul fronte della semplificazione (con notevole riduzione delle pastoie burocratiche ai danni delle imprese), dell’informatizzazione del sistema attraverso moduli on line e sportelli telematici, della tutela dell’ambientale, attraverso il riconoscimento di nuove fasce di rispetto (quali quelle della Rete Natura 2000) e del recupero dell’esistente, al fine di non gravare sui terreni liberi”.

 

 

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