Medievalia: sette a processo per truffa e riciclaggio

Il Gup del tribunale di Patti Ugo Domenico Molina ha rinviato a giudizio sette persone coinvolte nell’inchiesta della Guardia di finanza sui contributi percepiti dall’associazione culturale “Pickwick” per manifestazioni culturali svoltesi al Castello Medievale di Brolo. Il processo inizierà il prossimo 18 novembre e con  imputati con l’accusa di truffa aggravata e continuata per ottenere erogazioni pubbliche: l’avvocato Nino Germanà, 49 anni, che è il cugino dell’omonimo deputato regionale; Antonino Armenio, 49 anni, tipografo, di Ficarra; Rosario Triolo, 51 anni, di Barcellona e Vincenzo Oriti, 59 anni, di Alcara Li Fusi. Nei loro confronti, durante l’udienza preliminare, è stato contestato anche il reato di riciclaggio.

Vanno a processo anche Antonio Raffa, 33 anni, di Brolo; Antonino Sidoti, 44 anni ,di Oliveri e Pietro Insana, 43 anni, di Brolo. L’inchiesta, condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Messina, aveva portato il 4 febbraio scorso al sequestro della Torre Medievale di Brolo e di un immobile di proprietà dell’avvocato Nino Germanà, rappresentante legale dell’associazione culturale “Pickwick” e  anima degli eventi culturali che la stessa organizzava. Ricostruita l’indebita percezione di finanziamenti pubblici erogati dagli assessorati regionali al Turismo, Comunicazioni e Trasporti ma anche Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione, nel 2009 e nel 2010, per la ristrutturazione della Torre Medievale e del suo borgo e per la realizzazione della manifestazione culturale denominata “Medievalia”, Per la titolare del fascicolo, il sostituto procuratore di Patti Rosanna Casabona, oggi pm a Messina ed i militari delle Fiamme Gialle, le  false fatture avevano ad oggetto l’acquisto di materiale promo-pubblicitario e sarebbero state emesse, anche in epoca successiva alla cessazione dell’attività, dal titolare di una tipografia, e Antonino Armenio. Per la rassegna “Medievalia” le erogazioni pubbliche sarebbero state ottenute corredando i piani economici di spesa con l’indicazione di fittizi acquisti da parte di  ignari fornitori, di beni o di servizi, facendo lievitare a dismisura i costi, ( a volte anche oltre il milione di euro).

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