Caso Matacena: riprenderà il 16 novembre il processo reggino alla messinese Chiara Rizzo ( e non solo)

A Reggio Calabria prosegue , davanti al Collegio presieduto da Natalina Praticò, il processo a carico della messinese Chiara Rizzo, del marito Amedeo Matacena jr, sempre latitante a Dubai, l’ex ministro Claudio Scajola e altre figure minori. La novità è che sono entrati in campo diversi pentiti delle ‘ndrine e pure qualche killer che avrebbero favorito la “fuga” dell’ex parlamentare forzista, già condannato a tre anni di reclusione. Si riprenderà il 16 novembre.

“Io non ho conosciuto mai Cesare Fera. Nessuno mi ha parlato di Fera. Mia moglie, che è storica dell’arte, era la moglie di un ministro importante e che fosse madrina di tante cose era anche normale. Da ciò sostenere che c’era un rapporto con Fera, non si può. Mia moglie ha fatto molte volte la madrina in diverse occasioni e non si può sostenere che avesse rapporti con tutti gli imprenditori interessati”.

Claudio Scajola non ci sta e dopo la testimonianza di Cristian Abbondanza, rappresentante della casa della legalità della Liguria, prende la parola e rilascia una serie di dichiarazioni spontanee prima che il Tribunale  chiudesse  l’udienza : “Precisazioni – le definisce l’ex Ministro – per arrivare alla verità, che è l’ obiettivo di questo processo”. Per il pm antimafia Giuseppe Lombardo c’era un ‘centro di interessi’ fra Cesare Fera, presidente dell’omonima ‘Fera’, la Fabbriche Energie rinnovabili alternative srl, Alberto Acierno, ex deputato palermitano per il Polo delle Libertà, l’ex ministro Scajola e anche con Amedeo Matacena. Questo infatti l’oggetto dell’ultima udienza  , del processo ‘Breakfast’, l’inchiesta che ha visto finire chi in carcere, chi ai domiciliari,  l’ex ministro Scajola insieme a Chiara  Rizzo, alla segretaria dei coniugi Matacena-Rizzo, Mariagrazia Fiordalisi e Martino Politi accusati, a vario titolo di aver cooperato per schermare il grande patrimonio di Matacena, l’armatore reggino  condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, per sottrarlo ad una eventuale procedura di prevenzione, e del presunto tentativo di favorire la sua latitanza.

Al  Tribunale reggino  Scajola ha ribadito  di non aver avuto alcun minimo interessamento per il progetto eolico di Fera. Per l’accusa tutto ruota intorno al finanziamento di 5 milioni e 900 mila che l’azienda milanese ‘Fera srl’ ha ricevuto per il progetto ‘Freesun per la Liguria’ nel gennaio 2009. Il Fera nell’occasione, scrivevano gli investigatori nelle carte dell’inchiesta rappresentava che era in corso di definizione la graduatoria sui progetti presentati per la Liguria. Scajola in quel periodo era Ministro dello Sviluppo Economico e 10 giorni dopo questa mail, il 26 gennaio 2009, la società di Fera ha vinto il bando di gara nell’ambito di ‘Industria 2015 efficienza energetica’, aggiudicandosi il milionario contributo per la realizzazione del progetto ‘FreeSun’.

Secondo la Dda di Reggio Calabria, guidata da Federico Cafiero De Raho, è proprio l’aggiudicazione di questo finanziamento che posiziona Scajola vicino agli interessi economici dei coniugi Matacena. Ed è anche per questo che la moglie dell’ex ministro, Maria Teresa Verda, avrebbe anche fatto da madrina ad all’inaugurazione di un parco eolico a Pontinvrea, nel savonese. La risposta però di Scajola non si è fatta attendere e al Tribunale illustra alcuni dettagli. In primo luogo che lo stanziamento dei fondi per le energia eolica era in realtà stato ideato e approvato dal governo Prodi di concerto con l’allora Ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani. Per la difesa di Scajola, composta dai legali Giorgio Perroni, Elisabetta Buisito e Patrizia Morello, questo dato è molto significativo poiché  egli avrebbe di fatto ereditato un tipo di progettualità e non messo in campo strategie per favorire imprenditori presumibilmente ‘vicini’ al Matacena. Oltre a Fera, anche il nome di Marcello Dell’Utri è riecheggiato più volte in aula

Scajola è netto sul punto: “Lo stesso pm – ha detto al Tribunale – l’anno scorso in udienza, rispondendo ad un teste, ha affermato che ‘tutto si può dire ma non che Scajola fosse amico di Marcello Dell’Utri. Alla base di questa inchiesta vi sono articoli di giornali scandalistici , è noto infatti che la posizione di Dell’Utri era opposta alla mia. E che i circoli di Dell’Utri, di cui Pizzimbone (Pier Paolo ndr), era responsabile, erano circoli nati per contrastare la costruzione di Forza Italia e io all’epoca ero il coordinatore di FI. Quando li fecero ad Imperia rimasi dispiaciuto, non fu una cosa elegante. Mi fu chiesto di partecipare a questa prima assemblea e io feci una fugace presenza, c’è la foto. È chiara la mia posizione. Io Ho un’altra visione della vita e della politica rispetto a Dell’Utri. La presenza di Pizzimbone nel 2008 riguarda una richiesta pressante di Dell’Utri affinché fosse  costui fosse messo in lista nelle elezioni politiche del 2008 ed è notorio che il sottoscritto non l’ha voluto”. Scajola quindi non intende accostare il proprio nome a quello di Dell’Utri ed è per questo che  ha preso la parola. (@G.Pensavalli)

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