Catanzaro indaga sulle carriere dei giornalisti messinesi di Calabria

Appena una settimana fa a Messina, durante un convegno con crediti sugli Uffici Stampa, veniva denunziata ai vertici nazionali dell’Ordine dei Giornalisti l’inerzia su alcune carriere costruite in violazione di ogni regola e legge.

Il riferimento era a quanto accaduto all’Irccs-ospedale Piemonte con assunzioni a tempo senza concorso o, addirittura, con una borsa di studio. Fatto che aveva un precedente all’ospedale Papardo: borsa di studio al calabrese Antonio M. Calabrò come diffusore di dati.

Ma tornava di prepotenza alla ribalta anche la storiella di  Valeria Arena, oggi all’ASL di Biella, la sua ” calabresità” di formazione e albo e i concorsi truccati che l’han vista protagonista. Detto e ridetto che la Procura di Messina vola verso l’archiviazione per il concorso al Policlinico del 2011, ribadito che, al contrario, a Reggio calabria ci sono in quattro nel registro degli indagati per tantissimi reati ( compresa l’associazione a delinquere), la clamorosa novità è che la Procura di Reggio Calabria indaga, per stralcio reggino, su tutte le porcherie a firma dell’Ordine dei Giornalisti di Calabria dal 2006 al 2014.

Legate a Valeria Arena e non solo. Tutto si ricollega a un gruppo di giornalisti con tutor il giornalista in pensione della Gazzetta del sud e l’ideona di un domicilio lavorativo di tipo professionale presso una tipografia di Villa San Giovanni. L’Ordine della Sicilia bocciava tutte le pratiche per i giornalisti coinvolti ma la Calabria deliberava che non c’era alcuna ostativa. Sarebbe stata un’indagine del comune di Villa San Giovanni a dare l’input per la Procura di Reggio Calabria e per lo stralcio catanzarese. Atti rigorosamente coperti dal segreto istruttorio ma qualcosa è trapelato.

Intanto va chiarito che l’iniziativa giudiziaria è frutto del lavoro straordinario dell’avvocato Lillo Musso da Ravanusa, che cura gli interessi di Gianluca Rossellini, che è il collaboratore per Ansa e Corsera da Messina. Vera vittima dei pastrocchi partoriti per pilotare Valeria Arena a vincere, da pubblicista, il primo concorso al Policlinico.

Sul secondo ci sono pochi margini operativi e l’avvocato Musso ha già denunziato i magistrati messinesi per giustizia denegata. Anche per via di due richieste al Procuratore generale andate a vuoto e riguardanti un’avocazione per impedire la prescrizione. In più, ci sono state letture un po’ così del giudice del Lavoro alla quale la Cassazione ha imposto di affrontare il tema. Eppoi, Tar e CGA.

Adesso, però, trema l’intera impalcatura “reggina”, costruita sulle attestazioni della residenza lavorativa in una tipografia. Nel mirino i cosiddetti “labatini e labatine”.

L’Ordine di  Sicilia si rivolse alla magistratura messinese e ci fu un ispettore di PG della polizia che iniziò a indagare ma il nostro finì nella peste come “talpa della Procura”. Tutto si ribloccò. Fino all’intuizione dell’avvocato Musso.

Nota conclusiva. Valeria Arena ha invocato una “tutela” all’Ordine di Sicilia nei confronti del cronista (come la borsista Lilly La Fauci e il dg Irccs -Piemonte Aliquò) che, come è stranoto, non si lascia minimamente intimidire da azioni che vorrebbero avere un solo significato: non devi scriverne più.

Suona, sempre più sinistro, il marranzano dell’informazione… (@G.Pensavalli)

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