ESCLUSIVA – La frana e i silenzi su Sillemi Alta

di Gianfranco Pensavalli – E’ davvero avvilente dover prender atto che oggi si persegue per disastro ambientale in concorso e falso ideologico commesso da pubblici ufficiali dopo la frana di Letojanni che risale al 5 ottobre 2015. E’ avvilente perché la Procura di Messina, meglio l’allora procuratore aggiunto Ada Merrino – ed era il maggio 2011- ritenne di archiviare una messe d’atti che inizialmente aveva gestito il tenente colonnello Luigi Bruno, oggi capo di Stato Maggiore alla Legione Friuli Venezia Giulia.
Sì, indagare su Letojanni era complicato, ti bruci le dita, vuoi star tranquilla e tuo marito è pure il presidente del Tribunale.
Ma le inchieste di Magma, Repubblica con Luciano Mirone e dello scrittore Domenico Cacopardo meritavano rispetto. Il gigantesco abuso edilizio era ed è sotto gli occhi di tutti.
Il Comune di Letojanni decise di zittire con querele chi osò denunziare.
Vien da ridere al cronista che finì a Sillemi Alta sulle tracce della famiglia di Rubyrubacuori e finì per incrociare robe siderali: dall’israeliano in villa blindata con i Servizi dietro, villa Marù, ovvero la residenza di un politico di nome Carmelo Briguglio, ai complessi residenziali, alberghieri e quel gruppetto di mazzarroti a Letojanni. In più, la DIA di Messina che avrebbe poi ottenuto il sequestro di beni per 3,5 milioni a Concetto Bucceri, trait d’union a Letojanni tra i santapaoliani di Picanello e i mazzarroti.
Chi verga questa note puntava una Bucceri, che gestiva Rubyrubacuori prima della fuga a Genova. Poi spostò il tiro a Sillemi Alta di Letojanni e, quindi, verificò che in paese c’erano stati abusi edilizi per almeno 5 miliardi di euro.
Specialmente verso il mare a commettere reati o, secondo l’altra versione, a rivoluzionare la Galasso furono magistrati e avvocati di primissimo piano. Anche oggi si resta decisamente sorpresi per i silenzi su certe robe tra villa Marilù e un complesso edilizio letojannese, che l’aggiunto Giovannella Scaminaci annunzia a rischio sequestro e colpevole di cosette che han portato alla frana autostradale.
Di infiltrazioni mafiose e abusi di ogni genere a Letojanni scrive da tempo lo scrittore ed ex magistrato Domenico Cacopardo, che è del luogo e vive in Piemonte, il quale andò giù talmente duro che venne querelato dallo stesso sindaco del tempo, il marchese Mauro e dalla Giunta, per aver osato legare certe infiltrazioni alla lottizzazione edilizia e alberghiera nel paese che una volta era famoso per aver dato i natali allo scienziato Francesco Durante, poi per aver ospitato Ruby-Rubacuori, passando per la cittadinanza onoraria a Mara Carfagna e i collegamenti stretti con la famiglia Fiorello.
Comunque, la Giunta Mauro aveva dato mandato all’avvocato Nino Favazzo di tutelare il buon nome di Letojanni contro tutti coloro che avessero osato infangarlo con ostinate rappresentazioni di legami mafiosi.
La Distrettuale Antimafia di Messina fece saltare il banco Bucceri (che è solo omonimo della Marilena ex assessore, ndr), in attesa che si andasse oltre nella lottizzazione a Sillemi Alta dove compaiono tre cognomi di Mazzarrà Sant’Andrea, Terme Vigliatore e Rodì Milici. Già, sarebbe stato meglio vederci chiaro. Anche perché, per dirla tutta, si è detto e scritto che pure Santapaola trovò rifugio a Letojanni.
E nell’operazione Gotha- Pozzo 2 compare come collaborante quell’ Alfio Giuseppe Castro, che è il referente di Cosa Nostra catanese tra Villafranca e Tusa.
Su un fascicolo aperto dal procuratore aggiunto di Messina, Ada Merrino, su Letojanni comparivano proprio i nomi di Bucceri e Alfio Giuseppe Castro. Ma anche quel che c’era a Sillemi Alta. Anzi, c’è. E porta alla frana dell’anno scorso.
Adesso si indaga anche su altri complessi in zona.

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