Calcio e dintorni, riflettendo sull’Acr Messina

di Gianfranco Pensavalli – Qualcosa sfugge sempre quando occorre affrontare il tema ACR Messina. Il ” vescovo” Natale Stracuzzi ha messo in fuga fior di imprenditori messinesi e non che fatturano milioni certificati. In testa Barbera.

Poi, con il proiettile che zittiva l’avvocato Bonni Candido, è diventato facile comprendere che Stracuzzi non poteva vendere perché è solo la testa di legno.

Vale molto di più il 2% Micali che maneggiava e immetteva soldi freschi grazie al settore giovanile e i soldi dei papà dei ragazzi. Con il commercialista Gugliotta ai domiciliari è stato un rincorrere continuo di notizie fasulle e depistanti.

In occasione di Akragas-Messina Micali convinceva Stracuzzi a congelare tutto, poi virava con Di Bartolo sul Due Torri che, alla fine, per merito loro è stato escluso dalla D.

Ci sono molte vertenze aperte: Lo Monaco vuole i soldi scuciti o si riprende la società, saltano fuori mamme di giocatori che hanno scucito 80.000 euro e solo 30.000 sono a bilancio, ci sarebbe il nero nerissimo per chiudere con gente che oggi è passato remoto, la fidejussione è da riversare, gli avvocati Melazzo e Villari pretendono cifre a 5 zeri e tanto altro, non ultima la denunzia penale per la vicenda del Celeste e quel , a spizzichi e buoni, salta fuori sulle partite vendute vecchie e nuove.

Poi arrivano tre tizi di Calabria che dicono che a loro non interessava di certo la Reggina. Figurarsi se Praticò avrebbe mai pensato al trio Marciano- “Zambrotta” – Vottari. A proposito, questo nome fa sussultare solo alla pronunzia.

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