Hot-Spot, dal Comune il no all’approccio razzista: Santisi, “Salvini a Messina solo propaganda elettorale”

L’assessore Nina Santisi prende la parola per ribadire la posizione dell’amministrazione comunale sull’accoglienza dei migrati. “La visita dell’onorevole Matteo Salvini a Messina per contrastare – a suo dire – l’individuazione di un hot spot nella nostra città, ci appare una mera occasione di propaganda elettorale in un territorio che non. può dimenticare la ben nota tradizione antimeridionalista del partito che rappresenta; il sud e la questione migranti accomunati nel sistema di pensiero di Matteo Salvini e del suo movimento politico nell’approccio razzista, discriminatorio e antieuropeista al quale ci ha tristemente e provocatoriamente abituati. Riteniamo opportuno ribadire -continua l’esponente della Giunta Accorinti –  in questo coro di no all’hot spot, la posizione dell’Amministrazione che – ben lontana dal no all’hot spot del movimento leghista – è impegnata in tutta la “filiera” dell’accoglienza: dagli sbarchi, sul molo con il servizio sociale professionale; alla prima e seconda accoglienza dei minori non accompagnati con i centri convenzionati; al sistema inclusivo di protezione richiedenti asili e rifugiati (Sprar) con 21 posti ordinari e 71 per vulnerabili; all’accoglienza diffusa con la promozione dell’affido familiare e della fitta rete territoriale costituita dall’istituzione scolastica e sanitaria e dalla società civile tutta. Come più volte precisato, il nostro NO all’Hot Spot si rivolge al modello di accoglienza che lo sottende.

Un modello fatto di grandi numeri di cui conosciamo solo aspetti negativi e degenerativi, lesivi delle libertà individuali e del diritto di essere dignitosamente accolti. Come è noto, l’Agenda europea sulla migrazione ha proposto la creazione di “hotspot”, per l’identificazione e, quindi, la distinzione immediata tra quanti hanno diritto a fare domanda di protezione e chi invece va rimpatriato, mettendo in discussione il principio fondamentale della necessaria valutazione delle motivazioni personali alla base di ogni singola domanda d’asilo. Dunque, il sistema degli hotspot, oltre che non funzionare per gli obiettivi di ricollocamento per cui è stato concepito, causa violazioni ai diritti dei migranti: una detenzione amministrativa per un tempo imprecisato, la differenziazione tra richiedenti asilo e “migranti economici” che condanna a una condizione di irregolarità sul territorio che li priva di ogni forma di tutela e di protezione.

Confermiamo l’investimento, da parte di questa Amministrazione – conclude l’assessore – nella messa a sistema di un’accoglienza capillare, basato sulla sussidiarietà sociale. L’accoglienza diffusa ci appare essere l’unica e migliore alternativa ad approcci emergenzialisti, non incisivi, come il modello SPRAR che va oltre allarmismi e misure straordinarie, garantendo la messa a punto di un vero e proprio sistema di integrazione a misura d’uomo. Non più accoglienza straordinaria, né tanto meno “approccio hotspot”, per un futuro di vera integrazione, fatta dal basso verso l’alto”.

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