Il Messina, un’altra squadra vittima del fallimento

Nel calcio, come nella vita, una stabilità economica è la base per vivere bene e formare un progetto importante, perché senza una base di liquidità non si può andare avanti. E di società sportive che sono fallite per una pessima gestione economica ce ne sono state e ce ne saranno sempre. L’ultima tra queste è il Messina, società storica della Sicilia del pallone che tempo fa era riuscita anche a giocare in Serie A. In realtà, dati i precedenti, è la terza volta in ventiquattro anni che la società peloritana dovrà ripartire dai dilettanti, e questa volta il tutto è stato a causa della mancata stipulazione della polizza fideiussoria necessaria per iscriversi al prossimo torneo professionistico della Lega Pro, competizione che rappresenta l’anticamera della Serie B. La società presieduta da Franco Proto, che negli ultimi cinque mesi aveva provato a mettere a posto una società senza liquidità che, secondo le sue parole riportate in un’emotiva lettera ai tifosi, necessitava di un milione di euro per potersi iscrivere nuovamente al campionato che le spettava per meriti sportivi.

 

In generale, dall’asta fallimentare bandita nella primavera del 2009, le inadempienze della società sono andate incrementandosi e, una volta non arrivati i pagamenti necessari, è arrivata la declassazione ai dilettanti. Si tratta di un colpo al cuoro degli oltre mille tifosi che hanno sottoscritto un abbonamento a fondo perduto e senza conoscere l’esito delle negoziazioni per evitare il fallimento. Ma ciò non è bastato e adesso toccherà al sindaco Renato Accorinti cercare di trovare dei calciatori disponibili a trasferirsi sullo stretto oltre a un nuovo investitore che possa lasciare 150 mila euro a fondo perduto più 50 mila per documentazione e iscrizione alla Serie D, evitando così l’onta della caduta in Eccellenza, una categoria davvero troppo riduttiva per il Messina. Il fallimento della società, per il quale sono stati condannati i fratelli Franza, un tempo presidente e vice presidente, è sicuramente la conseguenza di una gestione sbagliata, ma non è un caso senza precedenti.

Il più illustre caso simile è sicuramente quello della SSC Napoli, che nel 2004, quando orbitava in Serie B, fu condannato al fallimento e riuscì a ripartire dall’allora Serie C grazie al Lodo Petrucci. Dopo averlo acquistato e ribattezzato Napoli Soccer, l’imprenditore cinematografico Aurelio De Laurentiis non badò a spese per far risalire la china a una delle società più importanti del panorama calcistico italiano, e qualche anno dopo acquistò anche il nome antico dal tribunale fallimentare. Anche in quel caso una grande piazza veniva esautorata del titolo sportivo che le spettava per una serie di debiti verso la lega calcio che resero impossibile l’iscrizione al campionato di Serie B 2004-05. L’allora presidente di Lega Franco Carraro fu impassibile e non si fece scrupoli nel condannare la società partenopea, che tuttavia da quel momento intraprese un lento ma graduale processo di rinascita che l’ha portata molto in alto.

I risultati attuali dimostrano, infatti che adesso il Napoli lotta al vertice della Serie A e nelle ultime sette stagioni ha sempre militato nelle competizioni europee. Un vero e proprio risorgimento da parte del club campano, che l’anno scorso ha ammaliato tutti con il suo calcio spettacolare ed offensivo, opera della sapiente e ambiziosa mente di Maurizio Sarri, un tecnico arrivato in Serie A molto tardi ma che ha saputo dimostrare il suo valore nonostante tutto. Il caso del Napoli è quindi molto indicativo della possibilità di ripresa fornita da una ripartenza da zero. Paradossalmente, infatti, un fallimento economico può aiutare a riprendersi anche perché cancella i debiti previamente contratti.

Il Messina dovrà quindi seguire l’esempio del Napoli se vorrà risalire quanto prima nel calcio professionistico. Il pubblico a disposizione c’è. Uno stadio nuovo come il San Filippo è una buona base dalla quale ripartire. Bisognerà trovare chi crede in questo progetto dal buon potenziale e decida di investire in esso. E se in Serie D, ancora meglio.

 

 

 

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it