Teatro Vittorio Emanuele, quando la pezza è peggio del buco

Dopo il nostro editoriale che ha squarciato il velo di silenzio che in questi mesi ha avvolto le sorti dell’Ente Teatro, arrivano risposte scomposte che tradiscono un certo nervosismo, e riducono di molto le aspettative sulla prossima stagione.

Sul profilo facebook del direttore artistico della prosa, Simona Celi, infatti, è comparso nella tarda serata di ieri un post con una immagine grafica che recita: “Le cose più belle si fanno sempre un pò aspettare. Tra poche settimane ci aspetta una nuova esaltante stagione teatrale e saremo pronti ad accogliervi tutti. Grazie per la pazienza e l’entusiasmo, ci vediamo qui tra poco”. A margine “si chiama Vittorio Emanuele ed è il Teatro di Messina”.

Ecco, ci auguriamo che le proposte siano capaci di stupirci almeno quanto questa “uscita” della neo direttrice artistica. Che abbia usato la sua pagina personale per rassicurare che il “suo” cartellone è pronto, quando dall’ente non giungono notizie ufficiali, la dice lunga sul coordinamento delle attività a partire dalla strategia di marketing e comunicazione.

Siamo alle solite: la mano destra non sa cosa fa la sinistra, salvo poi capire che anche in questa prossima stagione saranno i personalismi a trionfare, ciascuno curando il proprio orticello. Tutti convinti di suscitare invidie o di avere nemici, pensando che chi tiene il “fiato sul collo” verso chi ha responsabiità ben retribuite (quindi ahinoi non parliamo nemmeno delle direzioni artistiche) lo faccia per mero esercizio dialettico e non per la necessità di svegliare l’opinione pubblica dal torpore, di ribadire che la morte del teatro è la morte civile di una comunità. Di pretendere che ci siano persone all’altezza delle sfide a cui sono state chiamate, senza timori reverenziali o amicizie “da contentino” che fanno solo male alla messinesità di cui tanto si parla.

Confidiamo che nelle prossime ore il Presidente Fiorino e il Sovrintendente Bernava riusciranno a spiegare cosa possiamo intendere con l’espressione “poche settimane”, giornalisticamente insignificante ma certamente evocativa di un tempo in cui può succedere tutto. Oppure niente. (@Pal.Ma.)

 

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