Omicidio Scipilliti, a processo il 7 marzo gli amanti diabolici

Il santeresino Letterio Scionti è stato assolto dall’accusa di favoreggiamento perché il fatto non costituisce reato.  Il gup di Messina Simona Finocchiaro  ha emesso sentenza  sulll’omicidio del vigile del fuoco di Roccalumera Roberto Scipilliti, ucciso il 5 gennaio scorso e ritrovato nella campagne di Rina, frazione di Savoca, nove giorni dopo.

scipilliti_donnaQuindi, il processo che  inizierà il prossimo 7 marzo, dinanzi alla Corte d’Assise di Messina,  avrà solo due imputati: gli amanti diabolici Fabrizio Ceccio, originario di Pagliara, e Fortunata Caminiti (nella foto con la vittima) di Mandanici, accusati di omicidio premeditato, occultamento di cadavere, detenzione illegale di armi, falsità materiale e sostituzione di persona.

CECCIO FABRIZIOUn intreccio complicato, svelato da un’indagine vecchio stile dei Carabinieri della Compagnia Messina Sud che sono riusciti a chiudere il cerchio attorno alla coppia. Il primo input è giunto dall’esame del traffico telefonico del cellulare di Scipilliti. Alcuni numeri di telefono hanno indirettamente ricondotto alla Caminiti e Ceccio, segno che in qualche modo avevano avuto rapporti con il vigile del fuoco. Non solo ma gli investigatori scoprono che il 44enne Fabrizio Ceccio (nella foto a destra) era latitante da nove mesi perchè accusato di associazione a delinquere finalizzata alle truffe, riciclaggio e ricettazione. Così vengono fermati il 16 gennaio scorso di ritorno dalla Toscana appena sbarcati a Messina, con addosso anche due pistole con matricola abrasa e colpo in canna.

Fino a quel momento nessuno li sospetta dell’omicidio di Scipilliti, ma le cose cambiano qualche giorno quando agli inquirenti arrivano le immagini delle telecamere di videosorveglianza poste sul lungomare di S.Teresa di Riva dove il vigile del fuoco il pomeriggio del 4 gennaio parcheggiò il suo fuoristrada. Si vede la Panda gialla della coppia transitare più volte, e  grazie alla targa si scopre che era stata noleggiata in un’agenzia di Giarre proprio dalla Caminiti che viene riconosciuta dagli impiegati attraverso le foto.

Quella Panda svelerà i contorni raccapriccianti  della vicenda. La Caminiti l’avrebbe dovuta restituire il 6 gennaio ma lo fa con 24 ore di ritardo. All’interno gli impiegati dell’agenzia scoprono numerose macchie di sangue sui sedili e nel vano portaoggetti sotto al sedile anteriore. Le analisi confermano che si tratta del sangue di Scipilliti. Per i Carabinieri è la conferma che ad uccidere il vigile del fuoco sono stati Ceccio e Caminiti.

Secondo le ricostruzioni investigative quel pomeriggio diedero appuntamento a Scipilliti sul lungomare di S.Teresa di Riva e lo costrinsero a salire sull’auto che avevano noleggiata. L’uomo si mise alla guida della Panda, Scipilliti, al suo fianco e la Caminiti nel sedile posteriore. Sarebbe stata lei secondo gli investigatori ad esplodere il colpo di pistola alla nuca del vigile del fuoco. Poi i due si sbarazzarono del cadavere gettandolo nel dirupo lungo la provinciale Savoca-Scopelliti-Rina. Due giorni dopo, dopo aver tentato invano di ripulire la macchina, la restituirono all’agenzia e partirono per la Toscana. Ma al ritorno trovarono i Carabinieri ad attenderli agli imbarcaderi.

Resta invece incerto ancora il movente. Gli investigatori ritengono posso essere legato agli ambienti delle truffe. Scipilliti era stato arrestato nel 2014 per le truffe ai danni dell’Unione Europee mentre Ceccio aveva alcuni precedenti per truffe attraverso compravendite di autovetture. Non è escluso che l’omicidio possa essere stato una vendetta per uno sgarro in questo genere di affari.

 

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