De Luca tira fuori i numeri sull’AMAM

di Gianfranco Pensavalli – Carlotta Previti, Salvatore Mondello e l’irresistibile Cateno De Luca han deciso di far venire un coccolone al procuratore capo della Repubblica di Messina, Maurizio De Lucia, in quanto i pm non si sarebbero attivati per la quantità industriale di reati commessi in quota AMAM, che è una SPA con socio unico il Comune di Messina. A sua volta non proprio in linea con quel prevede la legge in fatto di bilanci. Non è roba da ridere perché l’analisi dei costi, la verifica delle ultime gestioni, l’indice di riscossione, l’ipotesi non proprio peregrina di furti d’acqua da parte di non censiti meriterebbero un bel fascicolo anche con l’ipotesi dell’associazione a delinquere. Il primo dato è legato alla spesa pro capite: 293 euro. Pochino se rapportato ad altre città ma va subito letto lo zero come intervento di ammodernamento della “rete-colabrodo”.

delucaSono attive solo 88.459 utenze a fronte di 99.704 famiglie residenti e circa 13,500 attività commerciali o industriali. Con contratti per la metà degli interessati.

Appare interessante un dato sul costo per bolletta: 7 euro contro i 90 centesimi “normali” se il servizio non fosse affidato all’esterna odierna. Ecco spiegato perché vengono spedite bollette da 1,70 euro. L’Azienda ha 68 dipendenti al costo medio di 60.000 euro, più del 60% in più di un comunale. Ciò porta a uno squilibrio pazzesco sul costo bolletta/dipendente. Ovvero, 51 euro. Il livello di riscossione è molto basso e fino al 2015 c’era la Fire di Sergio Bommarito, faccendiere chiamato in causa da Antitrust, fatti di Malta e Vaticano e altre robette che sono di competenza della Procura di Roma.

Dopo una importante transazione con ENI il bilancio 2016 ha chiuso con un più 5 milioni e con un monte crediti di 92 milioni. Con appena 8 milioni si potrebbe procedere alla mappatura della rete, sostituzione dei contatti, bollettatura e gestione da remoto. Troppo avveniristico in mancanza di progetti. Ci sarebbe anche la nota di messa in mora da parte della Regione per il mancato rinnovo della convenzione con il Fiumefreddo e l’obbligo di versare il dovuto fin dal febbraio 2017. Roba a molti zeri.

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