Crisi dei rifiuti in Sicilia: cosa si prospetta per i prossimi mesi?

di Carmelo Catania- Un mese fa veniva dichiarato dal Governo l’ultimo di una lunga serie di “stato di emergenza in relazione alla situazione di criticità in atto nel territorio della Regione Siciliana nel settore dei rifiuti urbani”,(il primo risale al 1999, ndr), con l’assegnazione di poteri speciali, per un anno, al presidente della Regione, Nello Musumeci che, si legge nella delibera pubblicata sulla GU, sarà coadiuvato “dal dirigente generale del Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti” e costituirà “una Struttura, a supporto delle attività […] Per il coordinamento della predetta struttura il Commissario delegato è autorizzato ad avvalersi del Prefetto in quiescenza Vittorio Piscitelli”.

Ma qual è la situazione attuale della gestione dei rifiuti nell’Isola? Le criticità del sistema siciliano di gestione dei rifiuti sono state ampiamente evidenziate nelle relazioni e nei documenti della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, della Corte dei Conti, dell’ANAC e dell’AGCM.

L’assenza di un Piano rifiuti e le gravi criticità connesse alla legge regionale 9 del 2010 [che doveva riformare il settore sostituendo gli Ato (ambiti territoriali ottimali, ndr) con le Srr (società di regolamentazione rifiuti, ndr)] hanno delineato un sistema “frammentato, disomogeneo e non governato secondo criteri tecnico-economici improntati sull’efficienza, l’efficacia e l’economicità” Non è garantita “una gestione sostenibile né ambientalmente, né economicamente.

“L’attività operativa quotidiana è caratterizzata dall’emergenzialismo operativo e organizzativo, con ricadute negative in campo igienico-sanitario” scrive in una recente nota il Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti.

La raccolta differenziata non cresce abbastanza e mancano gli impianti

Lo stesso Dipartimento evidenzia come la grave criticità sia “determinata soprattutto dalla bassa percentuale di raccolta differenziata mediamente raggiunta nell’Isola”.

Anche se siamo passati dal 12,50% del 2014 al 16% del 2016, tuttavia ci manteniamo “a livelli molto bassi e non raggiunge neppure lontanamente la percentuale minima di legge del 65%”.

Sono Palermo, Messina e Catania (circa un terzo della produzione totale della regione), a spingere in basso la media regionale che ammonterebbe a quasi il 30%. Solo 110 comuni, su 390, prevalentemente medio-piccoli, superano il 50%.

Bassi indici di differenziata che si accompagnano alla carenza di relativi impianti di trattamento, a partire da quelli per la gestione dell’organico.

In base al trend attuale il Dipartimento ipotizza una produzione di circa 400.000 tonnellate annue, “nettamente superiore alla capacità degli impianti di trattamento attualmente in esercizio. Solo nella seconda metà dell’anno, grazie all’apertura di due nuovi impianti privati, la capacità potrà aumentare da 180.000 a 250.000 tonnellate annue”. Mentre alcuni impianti pubblici sono oggi fermi per carenza di manutenzione o per provvedimenti giudiziari (Dittaino, Castelvetrano, Vittoria, Bisacquino).

Le discariche si stanno esaurendo

Questo comporta che l’80% della produzione totale dei rifiuti in Sicilia, pari a circa 2.350.000 tonnellate annue, finisce nelle discariche, le cui volumetrie residue sono però in esaurimento. Il Dipartimento segnala in particolare il prossimo esaurimento di quelle di Bellolampo (Palermo) e Trapani, mentre i progetti in corso di nuove vasche che “prevedono una volumetria realizzabile di circa 6.400.000 metri cubi” “risulterebbero concretamente utilizzabili solo a 18-24 mesi da oggi”.

Con la conseguenza che “la capacità attualmente residua (1.700.000 metri cubi) appare assolutamente insufficiente per colmare il periodo necessario per la messa in esercizio delle nuove vasche”.

Sarebbe quindi “invocabile” secondo il Dipartimento, il trasporto fuori regione.

Alla luce delle indagini svolte e dei preventivi formulati, prevalentemente da gestori di discariche, il Dipartimento “ritiene possibile, sia pure con notevoli difficoltà tecnico-burocratiche e con i necessari tempi, il trasferimento complessivo di circa 20.000-30.000 tonnellate al mese di rifiuto urbano secco sopravvaglio, idoneamente imballato e preparato.”

È prevista l’emanazione a breve di una manifestazione di interesse in merito al fine di ampliare ulteriormente le possibilità attuali.

Urgente il Piano regionale di gestione dei rifiuti

Alla luce di queste criticità il Dipartimento evidenzia come sia “necessario e urgente redigere il nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti” la cui ultima stesura – in regime emergenziale – risale al 2012 con un aggiornamento al 2015.

Per il Dipartimento il nuovo piano “dovrà tenere conto dei nuovi contesti regionali, dello stato delle infrastrutture, del mancato avvio della raccolta differenziata e della necessità di operare per un rapidissimo recupero gestionale, organizzativo e impiantistico”.

Nelle more della redazione del nuovo piano “si redigerà uno stralcio relativo all’impiantistica finalizzato a supportare sia il corretto trattamento del “tal quale2 sia, soprattutto, quello della frazione organica e di quella secca”.

Il piano stralcio intende “superare la fase emergenziale e consentire l’autosufficienza dell’ambito provinciale; pertanto il sistema integrato fra strutture esistenti pubbliche e private e quelle da avviare immediatamente dovrà far conseguire una dotazione impiantistica ottimale per ogni ambito provinciale e in particolare:

  1. a) un impianto di TMB (trattamento meccanico biologico, ndr) e vasca di deposito (due-tre per le aree metropolitane);
  2. b) un impianto di trattamento della frazione organica (per produzione di biogas e compost);
  3. un impianto di selezione della frazione secca”.

Una cabina di regia per per la pianificazione e la programmazione in materia di rifiuti

Il Dipartimento per “accelerare i tempi” e “conseguire risultati di alto livello” propone la costituzione di “una apposita struttura” che avrà il compito di studiare e preparare le riforme necessarie all’attuale legislazione regionale di settore e di fornire il “supporto tecnico-scientifico” alla revisione, adeguamento e aggiornamento del Piano di gestione rifiuti e di tutti gli strumenti connessi, attingendo a “personale qualificato, pubblico dipendente, sia interno e sia esterno dell’Amministrazione e a professionalità specialistiche esterne”.

In particolare, con riferimento alla figura del “coordinatore della cabina di regia”, il Dipartimento sottolinea la “necessità che tale figura debba essere, di comprovata qualificazione scientifica e professionale che provenga, preferibilmente, dai settori della ricerca e della docenza universitaria e pertanto non rinvenibile nei ruoli dell’Amministrazione”.

La proposta del Dipartimento è stata apprezzata dalla giunta regionale che istituirà un “apposito Organismo regionale per la pianificazione e la programmazione in materia di rifiuti”.

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