Roma boccia la finanziaria regionale: cassati anche gli emendamenti di De Luca

Dai precari agli impegni di spesa, finanziaria bocciata per il Governo Musumeci, che va oltre le competenze dello statuto siciliano violando i principi costituzionali. Così ha stabilito il Consiglio dei ministri, presieduto da Giuseppe Conte, che ha infatti impugnato una ventina di norme della legge Finanziaria varata lo scorso aprile. Lo stop riguarda una serie di assunzioni nelle società partecipate, a partire dalla stabilizzazione del bacino dei circa 3 mila Pip, ma anche le promozioni interne e le norme sui prepensionamenti dei regionali. Impugnati anche i contributi a pioggia erogati tramite la revisione dei fondi del Patto di azione e coesione (Pac).

E proprio a valere su questi fondi Pac erano le somme richieste dall’on Cateno De Luca  per l’emergenza idrica ed il recupero della Sanderson, che durante la campagna elettorale che lo ha portato alla Sindacatura sono stati invece un importante impegno da mostrare agli elettori.

Gli emendamenti, che secondo la ragioneraia di stato, non hanno idonea copertura finanziaria,  riguardavano venti milioni per “superare le criticità conseguenti all’emergenza idrica, alla città di Messina, per le attività di ricerca idrica e la realizzazione delle opere di approvvigionamento idrico”, e altri venticinque per “bonificare e valorizzare l’area ex Sanderson ricadente nel territorio della città di Messina”.

Bollino verde, invece, per la creazione di una “Agenzia comunale per il risanamento e la riqualificazione urbana della città di Messina”, finanziata con 500mila euro.

Ecco nel dettaglio, il comunicato diffuso da palazzo Chigi: «Il Consiglio dei ministri su proposta del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Erika Stefani, ha esaminato otto leggi delle Regioni e delle Province Autonome e ha quindi deliberato di impugnare: la legge della legge Regione Sicilia n. 8 del 08/05/2018, recante “Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2018. Legge di stabilità regionale”, in quanto varie norme eccedono dalle competenze statutarie e violano principi costituzionali. Infatti: alcune norme in materia di assunzioni e di collocamento in quiescenza del personale regionale invadono la competenza legislativa esclusiva statale in materia di ordinamento civile e in materia di previdenza sociale con conseguente violazione dell’art. 117, secondo comma, lettere l), ed o), della Costituzione, nonché dei principi costituzionali di uguaglianza, buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione previsti dagli artt. 3 e 97 della Costituzione.

«Altre norme riguardanti la spesa sanitaria contrastano con i principi fondamentali riservati al legislatore statale in materia di “tutela della salute” e di “coordinamento della finanza pubblica”, di cui all’art. 117, terzo comma della Costituzione, ledendo altresì i livelli essenziali delle prestazioni, in violazione dell’art. 117, lett. m), della Costituzione. Altre norme ancora, incidendo sulle autorizzazioni per gli impianti eolici e fotovoltaici e sulle modalità di svolgimento e i criteri di partecipazione alle gare per l’affidamento della gestione del servizio di distribuzione del gas naturale, nonché sulle concessioni per i beni demaniali marittimi, contrastano rispettivamente con il principio di libertà di iniziativa economica di cui all’art. 41 della Costituzione, nonchè con il principio di tutela della concorrenza previsto dall’art. 117, secondo comma, lett. e), della Costituzione. Ulteriori norme infine in materia, tra l’altro, di edilizia e di previdenza violano l’art. 81, terzo comma, della Costituzione, risultando prive della necessaria copertura finanziaria»

Dopo l’impugnativa, il M5S chiede le dimissioni dell’assessore all’Economia Gaetano Armao. Per il Governo Musumeci la strada inizia in salita.

 

 

 

 

 

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