Sull’eliminazione del tram vince il no: ma la battaglia è ancora tutta aperta

Da spot di campagna elettorale a progetto concreto il passo è tutt’altro che breve, ma davanti alla proposta di Cateno De Luca di abolire il tram per realizzare il servizio pubblico “volante” sono tante le voci degli oppositori e decisamente inferiori quelle dei sostenitori.

Il primo a prendere la parola è il centrodestra e in maniera particolare l’ex candidato sindaco Dino Bramanti che dubitano fortemente dell’operato delle prime settimane dell’Amministrazione De Luca. “Dino Bramanti, durante la campagna elettorale, aveva rappresentato che i progetti in itinere e/o in fase di potenziamento della precedente Amministrazione andavano adeguatamente valutati e, se positivi, realizzati con opportuni miglioramenti e personalizzazioni “politiche” – scrivono in una nota – L’ATM, quando si è parlato di potenziare, ripianare, rivalutare e tutelare i lavoratori ha avuto il riconoscimento da parte del Centrodestra per lo sforzo mirato al cambiamento. Durante il lungo incontro con i dirigenti si parlò anche delle nuove vetture elettriche in arrivo e del nuovo personale già selezionato (è questo forse il problema?) e del recupero e dell’impiego di 11 milioni di euro. Adesso si paralizzano, senza alcuna logica, le attuali esigenze dei trasporti e nuove possibilità di lavoro”.

Minaccia invece di rivolgersi alla Corte dei Conti il gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle che, sempre a difesa della linea tranviaria attualmente assistente e auspicandosi comunque un miglioramento del servizio, espone un prospetto delle conseguenze che si potrebbero verificare eliminando il tram come previsto da De Luca che ha già richiesto, attraverso l’Ass. ai lavori pubblici Salvatore Mondello, l’intervento dei privati per la realizzazione del tram volante. Fermo restando la necessità comunque di interpellare il consiglio comunale i grillini si scagliano contro l’Amministrazione e la sua inadeguatezza attuale nel gestire la questione viabilità e trasporti. «Eliminare il tram significa eliminare un’opera pubblica realizzata con soldi della collettività: questo si chiama danno erariale e nel caso accadesse saremo costretti a sporgere denuncia alla Corte dei Conti – scrivono in una nota i pentastellati dello Stretto – La volontà del sindaco De Luca di sospendere il servizio evidenzia chiaramente la totale inadeguatezza e incompetenza di questa amministrazione sul tema della viabilità. Il tram è un servizio fondamentale per i messinesi, la spina dorsale della mobilità a cui si collegano i bus dei villaggi, ovvero le zone della città che maggiormente rischiano di essere penalizzate con la soppressione delle linee urbane periferiche: gli autobus da destinare al posto del tram sarebbero infatti sottratti ai villaggi ed interi quartieri resterebbero senza Servizio Pubblico. Allo stesso tempo, il pericolo che si corre è quello di inondare la città di mezzi privati, senza considerare la conseguente perdita dei contributi di un milione e duecentomila euro erogati ad hoc dalla Regione e dei fondi erogati a fronte di chilometri che non verrebbero più percorsi. Con l’eventuale sospensione del servizio, inoltre, verrebbero gettati alle ortiche anche i parcheggi di interscambio, le stazioni della metroferrovia ed anni e anni di lavoro per fare in modo che la città di Messina fosse all’avanguardia in tema di trasporti pubblici»

E dura è stata anche la reazione di Gaetano Cacciola, l’ex Assessore ai trasporti pubblici, i cui meriti per la riorganizzazione dell’ATM ne hanno contraddistinto l’operato nel corso dei cinque anni della precedente amministrazione. In una lunga nota ha spiegato l’iter burocratico attraversato dall’azienda del trasporto pubblico nel corso degli ultimi anni evidenziando il regresso nel tempo di cui Messina sarebbe vittima se venisse eliminato un servizio verso cui l’Amministrazione passata ha voluto riavvicinare la cittadinanza agendo non soltanto sull’emergenza ma anche cercando di migliorare approccio e cultura della mobilità degli utenti. “Grazie alla linea tranviaria cittadina, Messina si qualificava fra le poche città italiane che con maggiore sensibilità avevano raccolto il messaggio del cambiamento della mobilità nei centri cittadini. – si legge in una nota – Utilizzare mezzi ecologici e ad alta frequenza era il modo migliore per seguire il percorso di cambiamento, da poco avviato per una “Mobilità Sostenibile”. Prima di allora si facevano solo i PUM (Piani urbani di mobilità) per pianificare la mobilità in città, oggi i Comuni devono redigere i PUMS (Piani urbani per la mobilità sostenibile), non è più una scelta, è un obbligo perché le città devono essere realizzate a misura di uomo e non di auto. Togliere il Tram a Messina significa, non solo tornare 20 anni indietro sul concetto di mobilità cittadina, ma significa soprattutto uscire da un contesto nazionale che dispone di finanziamenti e di linee guida basati sull’uso di mezzi ecologici e di trasporto rapido di massa. Non dimentichiamo infatti i finanziamenti definiti della “cura del ferro” (delibera Cipe del 17 Dicembre 2017), che stanno distribuendo centinaia di milioni nelle città italiane, fra cui Messina che ha avuto 11,4 milioni di euro per migliorare sia alcuni tratti di linea, che per fare interventi di manutenzione straordinaria e di cosiddetto “revamping” delle vetture del Tram. Sappiamo bene che la tranvia messinese presenta tante criticità, dovute essenzialmente alla precedente cattiva gestione di ATM che fino al 2013 aveva portato ad un servizio di bassissima qualità, riducendo le iniziali 15 vetture addirittura a 4, non effettuando mai la manutenzione ordinaria dei mezzi che via via si sono deteriorati e che proprio per questo, oggi comportano una maggiore spesa di esercizio. Dal 2014 in avanti l’azienda, grazie ad una gestione oculata e “razionale” è riuscita a far ripartire il servizio tranviario e a migliorarlo sensibilmente, portando sei vetture costantemente in linea e due vetture- sussidi che si aggiungono nelle ore di punta, per un totale di 8 vetture. Nel frattempo sono stati progettati interventi di manutenzione straordinaria per complessivi 4 milioni di euro a valere sui fondi POC METRO, e con i già citati 11,4 milioni di euro della delibera Cipe del 17 Dicembre 2017, si avrà la possibilità in pochi mesi di raggiungere almeno le 12 vetture in linea, con passaggi ogni 7-8 minuti. Questi interventi faranno ridurre i costi di esercizio perché riporteranno la linea e le vetture a condizioni di normale funzionamento.Sentire che la tranvia è in squilibrio finanziario, cioè costa più dei ricavi ottenuti, non solo non è vero perché come tutti i servizi pubblici oltre le entrate da bigliettazione, bisogna tener conto dei contributi regionali, ministeriali e comunali, ma è quanto mai pretestuoso perché in qualunque città è ben noto che la linea che costituisce l’asse portante come le metropolitane di Roma, di Milano o di Torino sono quelle più onerose, ma sono quelle che consentono di avere maggiore fidelizzazione cioè più utenza, più abbonamenti e maggiore bigliettazione. Togliere il tram significa mettere a rischio il numero di utenti. Si è passati dai 2.000.000 di utenti annui del 2013 ai quasi 11.000.000 del 2017, e nel contempo il contributo del comune e sceso da 21.000.000 di euro a 13.000.000 con un aumento dell’efficientamento del servizio, lato Comune, dal 10 al 70%, il rischio è che se si elimina il Tram gli utenti possono ridursi del 35-40%, ritornare quindi a 6-7 milioni di viaggi-utente l’anno e quindi una drastica riduzione di quell’efficientamento che l’attuale amministrazione intende migliorare. Le amministrazioni comunali, al di là delle dichiarazioni in campagna elettorale, hanno un obbligo nei confronti dei cittadini, fornire servizi, mai eliminarli. Più i servizi aumentano più aumenta la vivibilità e l’occupazione, lasciare a casa autisti significa, non solo non garantire il servizio ma significa ridurre ulteriormente le opportunità di lavoro in città. Siamo riusciti a far viaggiare sul tram tutte le tipologie di cittadini, lavoratori, studenti, anche quelli universitari, ma soprattutto abbiamo fatto viaggiare anche le persone con difficoltà a deambulare o genitori con bambini in carrozzina, grazie anche ai progetti di attraversamento pedonale semaforizzato e scivoli di avvicinamento alla pedana di attesa del Tram. Con le App li teniamo costantemente informati sul passaggio alla fermata. Cosa diranno se una mattina uscendo da casa non lo vedranno più?  Il messaggio chiaro che ho recepito fin dal primo momento di confronto con gli assessori alla mobilità e i tecnici delle altre città è che se quando esci da casa non vedi il mezzo pubblico, non hai fiducia e non lo prendi. Se si dovesse togliere il Tram ed il cittadino non lo vedesse più ci vorranno anni per recuperare la fiducia riconquistata e le auto invaderanno ancora e molto più di prima la nostra città. Chi non vuole il tram non ha interesse al miglioramento del Trasporto Pubblico Locale e sono proprio loro che devono comprendere che le città moderne non sono più costituite da strade larghe con auto e parcheggi in centro ma da grandi marciapiedi, attraversamenti rialzati, zone 30, parcheggi di interscambio in periferia, aree pedonali, piste ciclabili e soprattutto da un TPL su ferro e su gomma altamente ecologico (elettrico). In conclusione, il Tram può e deve essere migliorato sia per quanto riguarda la configurazione della linea, soprattutto lungo il tratto tra la prefettura e la stazione ferroviaria, che per quanto concerne l’ammodernamento delle vetture per le quali i soldi sono già disponibili, ma non può e non deve essere eliminato perché l’involuzione culturale sarebbe così drastica da escludere Messina da qualunque circuito di città metropolitana sostenibile”. (Mar.Pa.)

 

 

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