Cateno De Luca, la strategia dello sceriffo e il discredito organizzato

di Palmira Mancuso – La luna di miele tra il sindaco Cateno De Luca e i messinesi è appena cominciata. Un sindaco sceriffo che piace ai tanti che anelano a multe e vessazioni, ordine e disciplina pure per buttare la spazzatura. Non passa giorno che per i cittadini ci sia una “lezione”, alla fine della quale non esisteranno più dubbi sulla necessità di punire, ovviamente finchè ad essere giudicati saranno gli altri. E così da pochi giorni i cittadini sono legittimati (sdoganati dallo stesso Sindaco) a filmare chi butta la spazzatura fuori dal cassonetto per poi sbatterlo su facebook in attesa di farlo identificare e multare.

Un brutto, bruttissimo precedente. Lontanissimi i tempi in cui “chi-fa-la-spia-non-è-figlio-di-Maria-non-è-figlio-di-Gesù eccetera eccetera”, la strategia dello sceriffo sembra la chiave con la quale il sindaco De Luca si sta accattivando le simpatie di quelli che “tanto io non ho nulla da nascondere, non ho nulla da temere” dimenticando che la violenza è semplice, invece le alternative alla violenza sono complesse.

Se l’autoritarismo appare oggi il trend della politica italiana, Messina non ne è fuori. Eppure crediamo che il rispetto delle regole condivise per il bene comune si possa e debba perseguire senza alimentare la cultura del sospetto o peggio della delazione.

Non affascinati dalla politica dell’uomo forte, restiamo invece affascinati dall’appeal comunicativo che ha reso vincente De Luca, ma non necessariamente la città. Non è certo “il miele” che preoccupa: in fondo usare le istituzioni per far pubblicità al proprio amico produttore può essere considerato un eccesso di entusiasmo, senza obbligo di pubblicazione di comunicati che sembrano spot.

Quello che invece è più difficile da accettare acriticamente, se non con l’anello al naso, è il metodo del discredito organizzato per ottenere consenso o peggio imporre soluzioni d’autorità: in pratica demolire pubblicamente il lavoro della precedente amministrazione, salvo poi continuare a fare esattamente quanto avviato (come ad esempio prendere il bilancio approvato a giugno e inviarlo ai revisori senza cambiare una virgola) oppure sminuire il valore dei beni pubblici per far credere che i privati possano garantire efficenza. E l’ultimo caso di Villa Dante è emblematico: definirla “un cesso a cielo aperto” non è una giustificazione per accettare l’ingresso dei privati nella gestione di spazi pubblici.

De Luca è il sindaco, ma per molti si comporta da feudatario di Messina: esistono tuttavia non solo diritti e doveri dei cittadini, ma anche istituzioni che li rappresentano, come i vituperati consigli di quartiere che lamentano di rimanere invisibili ai suoi occhi. Anche il miele, insomma, può scatenare mal di pancia.

 

 

 

 

 

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