Dalla Sicilia l’appello a Mattarella per la Nave Diciotti, anche da Messina adesioni

In merito alla situazione della Nave Diciotti, ancora in attesa di sapere dove attraccare, dopo il nuovo scontro fra il governo di Malta e quello italiano, una Lettera appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella circola sui social e raccoglie già moltissimi consensi da parte di centinaia di cittadini e cittadine. La lettera ha fra i primi firmatari Claudio Fava, presidente Commissione Antimafia e anticorruzione dell’Ars; Pietro Bartolo, medico; Giusy Nicolini, già sindaco di Lampedusa, Fulvio Vassallo, avvocato, Francesco Viviano e Sergio Scandura, giornalisti. Da Messina hanno firmato anche Giuseppe Campione già Presidente della Regione Sicilia, Palmira Mancuso giornalista e Maria Flavia Timbro.

Ecco il testo della lettera:

Signor Presidente della Repubblica,

quattro giorni fa una nave della marina militare italiana ha soccorso 177 migranti naufragati su un barcone partito dalle coste della Libia. Da quattro giorni la nostra guardia costiera è in rada davanti all’isola di Lampedusa aspettando l’autorizzazione per poter rientrare in porto. Da quattro giorni si moltiplicano voci fuori controllo di ministri italiani che minacciano di ordinare al comandante della nave il rimpatrio forzato in Libia dei naufraghi, pur sapendo che si tratterebbe di una clamorosa violazione delle convenzioni internazionali, firmate dal nostro paese, che impediscono i respingimenti in porti considerati non sicuri.

Signor Presidente, impedire che una nave della nostra marina militare porti a termine una missione di dovuto soccorso rappresenta un vulnus istituzionale e civile che chiama in causa, e mette in discussione, le sue prerogative come Capo dello Stato e Comandante in capo delle forze armate.

Le chiediamo di intervenire, e di pretendere che la guardia costiera possa attraccare a Lampedusa, non solo per sentimento di umana solidarietà ma per evitare che un eventuale respingimento in Libia pesi come un’onta irrimediabile non solo su chi l’ha autorizzata ma sull’intero paese.

Ci permettiamo di sollecitarLe un intervento proprio sapendo che queste sono ore difficili e che più volte Ella si è richiamata al sentimento unitario e responsabile degli italiani come prima risposta al dramma di Genova. Ma rigettare 177 esseri umani nell’orrore delle carceri libiche sarebbe un dramma non meno grave, frutto di una scelta politica alla quale Le chiediamo di opporre la sua fermezza, le sue prerogative e il suo rifiuto.

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