Catena Fiorello al Castello di Scaletta Zanclea: “aprite la porta dell’amore”

Di Clarissa Comunale – Esilarante, coinvolgente, semplicemente siciliana e “fimmina” è Catena Fiorello, la scrittrice che ieri sera ha incontrato i suoi lettori al Castello Rufo Ruffo di Scaletta Zanclea, ove ritorna piacevolmente per la seconda volta, per l’evento “Autore sotto le stelle”, iniziativa organizzata dall’amministrazione comunale con la partecipazione della Pro Loco di Scaletta, dell’associazione Asmudo e della Demea Cultura.
Tra le mura dello spettacolare castello storico di Scaletta, che custodisce la mitica storia medievale della baronessa Macalda, Catena Fiorello ha raccontato e appassionato il pubblico attraverso le pagine del suo romanzo L’amore a due passi (Giunti, 2016). Un amore nato in un’estate caldissima a Roma tra due vedovi, Orlando Giglio e Marilena Moretti, ultra sessantenni, che, per una serie di eventi casuali, si ritrovano a condividere una vacanza in Salento, in quei luoghi a cui la stessa Catena Fiorello è legata sentimentalmente. In questa vacanza non solo i due scopriranno di piacersi, vivendo una vera e propria condizione di alienazione nella loro città, ma affronteranno con coraggio la voglia di rimettersi in gioco e di affrontare nuovi sentimenti e forti emozioni, con una consapevolezza certamente nuova: pudore, educazione, ma anche corpi imperfetti, disagi familiari. “Quando l’amore bussa alla porta – commenta Catena Fiorello – arriva indipendentemente dall’età. Ciò che importa è aprire la porta dell’amore”. Non vivere morendo, dunque, ma vivere per la vita, vivere intensamente ogni momento e ogni attimo di ciò che ci si presenta innanzi. Che sia un profumo, una musica, un ballo o semplicemente un vestito, tutti i dettagli riaccendono i nostri sensi e la nostra immaginazione e ci rendono, per la Fiorello, ancora vivi e vegeti.
L’amore a due passi, tuttavia, è stato anche occasione per confermare l’amore filiale e viscerale di Catena Fiorello alla sua terra d’origine, la Sicilia, quella terra bellissima e maledetta ove “ci buttiamo la spazzatura sopra”, quella terra mitica, ricca di letteratura (Camilleri, Verga, Sciascia), egoista ed individualista, contro un Salento che, invece, sa fare gruppo, squadra, investe e incentiva ogni sua minima risorsa, anche se può annoverare, come ammette ironicamente la stessa Catena Fiorello, “i Negramaro, Alessandra Amoroso e Emma Marrone”. Vincitrice per il premio “Elsa Morante” con il romanzo Picciridda (Giunti, 2017), Catena Fiorello conferma, attraverso il racconto del faticoso viaggio di una famiglia siciliana degli anni ’50, non solo il legame indissolubile con la sua terra, in primis la sua Leto, ovvero Letojanni, luogo d’infanzia, ma anche ciò che accadeva nei casi di “emigrazione passiva”, condizioni in cui spesso i figli ancora minorenni attendevano l’arrivo della propria famiglia in occasione delle festività. Quel profondo nord e quell’estero irraggiungibile, dunque, rendevano stranieri chi in realtà non aveva scelto la via di fuga, che ieri come oggi significa salvezza, speranza, futuro. Vite, come labirinti, quelle dei protagonisti di Catena Fiorello che, sembrano non trovare via di uscita, ma che vivono invece l’ottimismo ed il desiderio di rinascere, ancora una volta.

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