“Sulla mia pelle”: al cinema o su netflix, ma vediamolo

di Umberto Parlagreco – Ci sono cose che mi mettono addosso un disagio pazzesco. Che mi fanno vergognare. La storia di Stefano Cucchi è una di quelle storie che mi fa venire i brividi.
Il 12 settembre esce Sulla mia pelle, film che racconta gli ultimi giorni di vita di Stefano. E’ una storia che dovrebbero conoscere tutti. Basta questo per farmi decidere di fare il film. Però ci sono altre questioni che ruotano attorno a questa uscita, questioni molto futili in realtà, ma che vanno affrontate e spiegate.
Il film uscirà in contemporanea su Netflix e al cinema.
Scandalo.
Che ne è stato della famosa window (la finestra temporale tra l’uscita del film al cinema e l’uscita del film in altri formati)?
La mia posizione, anche se non molto popolare, è sempre quella: pensare che Netflix sia nemico del cinema al cinema è una minchiata (parere mio, a proposito, quanti cinema hanno chiuso negli USA a causa di Netflix? E quanto ha fatto Gomorra al cinema, uscito una settimana prima della messa in onda?).
Mi rendo conto che molti addetti ai lavori storceranno il naso, in fondo la window è una di quelle cose intoccabili, innominabili. Però forse sarebbe il caso di nominarla e di toccarla, perché continuare a ragionare in pellicola quando il mondo è digitale a mio parere fa solo male.
Domani non ci sarà solo Netflix, ma altri servizi streaming ed altre piattaforme. E magari questa può essere un’ottima occasione per trattare anche le quote di noleggio, che sono alte, troppo alte. E magari potrebbe essere un’occasione per poter raggiungere altri equilibri.
Pare che dare una scelta al pubblico penalizzi i cinema.
Io però credo che quello che mi penalizza sia la mia limitata libertà di programmarlo come voglio il mio cinema, senza dover avere vincoli di numero spettacoli e giorni tenitura. Oltre che vincoli sulla scelta dei film.
In fondo se Netflix fosse davvero il nemico, che senso avrebbe dargli l’esclusiva di un film di cui si sta parlando così tanto?
Io lo faccio il film.
E sia chiaro, la storia di Netflix è un corollario, lo faccio perché mi vergogno che in questo paese succedano episodi come quello accaduto a Stefano, e lo faccio perché voglio in qualche modo che la tenacia di Ilaria, la sorella di Stefano, che da quasi un decennio combatte per la verità sia un esempio per il maggior numero di persone possibili. Come lo è per me. Nel mio piccolo.

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