“Messina non è in dissesto”: l’operazione verità di Enzo Cuzzola e Guido Signorino (DIRETTA)

di Marina Pagliaro – “Messina non è in dissesto”. Lo hanno dichiarato a più riprese e a gran voce i due ex assessori della Giunta Accorinti Enzo Cuzzola Guido Signorino questa mattina nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca durante il primo incontro pubblico organizzato dal laboratorio politico MessinAccomuna introdotto da Maria Franzò e moderato dal direttore di MessinaOra.it Palmira Mancuso. “Lo strumento del riequilibrio è una scelta politica – ha spiegato Maria Franzò – Le scelte della giunta Accorinti sono state diverse da quelle del “Salva Messina”. C’è la necessità di fare chiarezza sulla situazione del bilancio prima dell’arrivo del nuovo sindaco. Per quanto ci riguarda vogliamo istituire una commissione d’inchiesta per verificare se i bilanci approvati della precedente Giunta siano veri e per dare al consiglio uno strumento in più anche se noi non abbiamo dubbi”. L’invito è stato rivolto infatti all’attuale Giunta e a tutti i membri del civico consesso, nonché ai rappresentati degli organi sindacali. Hanno partecipato infatti il consigliere di LiberaME Massimo Rizzo, il segretario della Cgil Salvatore Mastroeni e il segretario della Uil Michele Barresi, oltre all’ex consigliere comunale Pippo Trischitta.

La condizione del Comune di Messina nel 2013

“Le cifre che spara l’attuale sindaco possono servirci per giocarle su una ruota di Messina se esistesse – ha esordito Guido Signorino – Il consiglio comunale non conosce i conti e non conosce come abbiamo modificato la situazione finanziaria fra il 2013 e il 2018”. Secondo quanto riferito dall’ex assessore allo sviluppo economico, infatti, il piano di riequilibrio approvato nel 2014 ha generato risorse per 108 milioni di euro, il 13% in più rispetto ai 96 milioni di euro previsti nel 2013 quando è stato approvato. “Fitti passivi, lotta all’evasione fiscale, risparmio sulle spese energetiche, risparmio sui costi dell’edilizia giudiziaria e sul costo del personale sono state le manovre necessarie – ha continuato Signorino – Il Ministero ci ha consentito di evitare il dissesto come in tanti altri comuni italiani, dandoci la possibilità però di svolgere un percorso sostenibile nonostante i sacrifici che comunque i messinesi hanno fatto”.

“ll bilancio di Messina è in pareggio – ha spiegato Enzo Cuzzola – Il problema sono gli 80 milioni di euro di debiti fuori bilancio. Il fondo di rotazione del Ministero erogherà il prossimo anno 39 milioni di euro che insieme al riequilibro consentirà di pagare con ulteriori 18 milioni di euro di questa cifra circa 58 milioni di euro. È facile dire che mancano 50 milioni di euro al bilancio per chi non conosce le norme“. La previsione del bilancio 2018-2020 avrebbe consentito di far fronte, quindi, alla massa debitoria del Comune senza operare tagli su trasporti e servizi sociali. “In bilancio avremmo avuto anche 30 milioni di euro per far fronte al fallimento della MessinAmbiente – ha continuato l’ex assessore al Bilancio – Oggi bisognerebbe intervenire contro l’Agenzia delle Entrate che ha dato un “no” immotivato ma non si può giocare su questa risposta per arrivare alla privatizzazione contro cui siamo contrari“. Per quanto riguardala situazione dell’Atm dei 51 milioni di perdite almeno 32 milioni darebbero stati assorbiti sempre dal piano di riequilibrio mentre i restanti dal capitale sociale. “I debiti di Atm non sono buchi di bilancio ma pagamenti per cui ci sono risorse che devono ancora maturare – ha chiosato sulla questione Guido Signorino“. “I bilanci di Atm sono allineati con quelli del Comune – ha aggiunto Cuzzola – il problema riguarda due diverse modalità, fra quella aziendale e quella comunale, di guardare i bilanci”.

A dare supporto al punto di vista dell’amministrazione uscente i sindacalisti Mastroeni e Barresi sulla stessa lunghezza d’onde per quanto riguarda il “no” al Salva Messina. “I numeri non giustificano la macelleria sociale che si vuole fare – ha spiegato Mastroeni presentando la manifestazione che si svolgerà il 31 Ottobre contro il piano di De Luca – Deve scattare una solidarietà istituzionale in cui davvero Roma intraprenda un dialogo con Messina”. “Una bugia ripetuta cento volte può diventare verità – ha detto Barresi – Ci siamo seduti a dialogare con questa amministrazione ma ci hanno propinato una commedia con dei numeri che non sono stati confrontati con i dati ricevuti. Il nuovo piano di esercizio di Atm, inoltre, è fatto male: fa poco meno degli stessi chilometri di prima e il servizio era migliore mentre questo lascia a piedi le persone”. La dichiarazione di dissesto, secondo quanto emerso ancora nel corso dell’incontro, rimanderebbe il pagamento dei debiti del comune al 2023 e non al 2019. “Dichiarare il dissesto semplifica la vita a chi entra in carica ma di certo non ai comuni – ha aggiunto ancora Signorino – Il dissesto è una austerità che non cancella i debiti e non soddisfa i creditori che tornerebbero dopo anni a bussare sempre alla porta della ragioneria del comune”.

 

La concretizzazione delle misure per il Salva Messina spetta al consiglio comunale. “Finora abbiamo soltanto votato contro il dissesto e la dichiarazione di intenti – ha spiegato il consigliere Massimo Rizzo – Adesso si vedrà in aula se le misure saranno condivise o no e sarà quello il banco di prova non per il consiglio ma certamente per l’Amministrazione comunale che sarà chiamata a passare ai fatti. Sicuramente la salvaguardia dei posti di lavoro sarà la priorità“. E sul nodo della MessinAmbiente ha aggiunto Rizzo: “Il comune rischia comunque in caso di fallimento essendo socio al 99.19%”.  

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