Barcellona Pozzo di Gotto e il piano di riequilibrio: quo vadis?

di Giulia Carmen Fasolo – Da diventerà bellissima a diventerà sporchissima il passo è stato breve. Ed anche doloroso. V’è di più. L’hashtag #nientepaura, megafonato nei social e nei manifesti come l’elisir di lunga vita, si è trasformato nel peggiore dei boomerang per la città di Barcellona Pozzo di Gotto. Ma soprattutto per l’Amministrazione Materia che ne aveva goliardicamente assunto la paternità.

Ieri sera, al termine di un Consiglio Comunale paragonabile ad un fiume in piena, è stato approvato il Piano di riequilibrio, tanto odiato dalla minoranza che lo ha definito un vero e proprio lasciapassare al dissesto. Al netto dell’euforia post-approvazione da parte della maggioranza dei consiglieri comunali, la verità è che Barcellona Pozzo di Gotto è de facto in difficoltà notevoli (e vogliamo semanticamente volare basso) in quasi tutti i settori. Una città senza più bussola, dove addirittura l’assessorato più importante – quello alle Politiche sociali e al Terzo Settore, tanto per intenderci – è rimasto un fantasma ad interim nelle mani del primo cittadino.

Neanche a dirlo: l’avvio del presunto percorso di risanamento e di ricostruzione degli equilibri finanziari del Comune è stato osannato – attraverso una nota per la stampa – dall’attuale Amministrazione. Per la maggioranza, infatti, il “convinto sentimento di coesione e l’alto senso di responsabilità” hanno avuto la meglio. Su cosa, però, non è dato sapere. Sempre per la maggioranza, il Fondo di rotazione “non è un capriccio dell’Amministrazione”, ma “l’unico strumento che rende effettivamente sostenibile il percorso di risanamento”. Esso, secondo le narrative utopiche della nota, “consentirà di coniugare gli obiettivi di stabilità finanziaria con i bisogni della comunità e permetterà allo stesso tempo di soddisfare in tempi non lunghi le legittime aspettative dei creditori dell’Ente”. L’opposizione consiliare, che ha tentato la bocciatura fino alla fine, non è affatto d’accordo, oltre ad accusare la maggioranza di aver “interpretato la dialettica politica non in termini di confronto costruttivo ma di scontro senza se e senza ma”.

Un braccio di ferro grottesco durato ore.

A perdere è sempre il cittadino. Non tanto e non solo per un piano di riequilibrio che non ha capito, vedendo in esso qualcosa di simile ad una zavorra che spingerà questa città in un pozzo buio. Ma perché vede allontanarsi, sempre di più, la possibilità di sentire vicina a sé e ai propri bisogni una politica ormai miope, incapace – se non da un pulpito comiziale – di parlare alla gente. La tanto sperata politica dal basso, che era stata in passato così tanto voluta, ormai è inerpicata su strade che il barcellonese non intraprende più. Figuriamoci provare a capirle. Un barcellonese che però stupido non è e intuisce che le urne hanno decretato, per Barcellona Pozzo di Gotto, una realtà politica che ormai striscia sulle proprie ginocchia.

A nulla servono le copie carbone degli ombrelli all’ex pescheria, postate per obnubilare lo sguardo sulle mini discariche di spazzatura e sul triste abbandono di luoghi e spazi. La realtà non è una cartolina e oggi – più di ieri – Barcellona Pozzo di Gotto, quella provincia babba in cui si collezionano pentiti di mafia e i massoni passeggiano e vengono osannati per i vicoli in barba alla memoria del prof. Adolfo Parmaliana, è tutto… tranne che bellissima. (foto di Santino Crisafulli e Alfredo Anselmo)

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it