Vangelo Ora: la piccolezza di Dio

di Fra Giuseppe Maggiore – “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”.
Il segno è una situazione di povertà, di disagio, di stupore, di disorientamento, di scandalo … si proprio così che gioia è e che segno è un bimbo in una mangiatoia, anche se i bambini fanno tenerezza dovunque.

Una stalla non è adatta ne per una donna che sta partorendo e ne tanto meno per il bimbo che sta per nascere, non c’è igiene non c’è nulla. Se poi mettiamo in conto che quel bambino che è nato nel luogo dove normalmente nascono e vivono gli animali è Dio c’è da rimanere senza parole. C’erano i palazzi del Re, le case bellissime di architetti, ingegneri, giuristi, leviti, persino quelle dei sacerdoti venerati e stimati da tutto il popolo, no Dio non ha badato ai loro titoli e alle loro comodità, ha creduto negli esseri umani che hanno coraggio di essere umani, che non hanno nulla da perdere che non hanno lauree, specializzazioni onorificenze e titoli vari però hanno un cuore che sa gioire nel saper riconoscere Dio dai piedi nudi di una donna africana che scende da una nave nei nostri porti, che sanno riconoscere Dio nelle famiglie disagiate. Che sanno riconoscere Dio nelle situazioni difficili della vita o nei vari poveri italiani e non, che vediamo lungo le strade. Situazioni che in noi provocano stanchezza ma in Dio provocano tenerezza, ogni bimbo che nasce è il segno che Dio non si è ancora stancato dell’umanità.
Lui stesso ha il coraggio di essere umano, di condividere tutto con noi e noi cosa condividiamo con lui?
Quel Barcone fuori ci invita a ricordare che ancora una volta Dio viene nelle situazioni strane e difficili. 2000  fa venne nella puzza dello sterco di una stalla oggi in una stiva che puzza di sudore vomito e nafta. Questa Notte Santa ci doni lo Spirito del Dio Bambino che ama i più poveri tra i poveri.
Si fratelli e sorelle il nostro Dio è folle di un amore immenso perché ha il coraggio di essere umano.
Per gustare la dolcezza del Verbo che si fa carne bisogna lasciare la nostra sensibilità…” L’accoglienza dello straniero, la visita all’ammalato il lavare i piedi all’altro è per tutti .
Il Vangelo non parla di compiti per i sensibili e gli insensibili.
Mi auguro e vi auguro di essere meno padreterni e più umani, meno formali e più fraterni, meno ritualisti e più liturgisti della strada e del servizio al fratello, più servi e meno padroni, più bambini come il Dio che adoriamo principalmente Oggi.
Auguri che sia un Natale di gioia pace e serenità

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