Vangelo Ora: missione segreta a Natale

Di Frà Giuseppe Maggiore – Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,1-14) In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Ieri sera stavo per iniziare a meditare questo brano del Vangelo, mi sono soffermato al segno indicatore per riconoscere il Salvatore che viene: Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia.

Alzo gli occhi dal computer e dalla finestra scorgo le varie luci natalizie che fanno apparire più belle le baracche che ricordano il terremoto del 1908 che colpì Messina e che ancora oggi circondano il convento dove risiedo, l’atmosfera natalizia si sente… ma qual è il segno? Decido di chiudere tutto e uscire ma non metto il saio: come un “agente segreto” voglio trovare un segno che mi racconti della nascita di Gesù.

Pochi passi e trovo Salim che cerca nella spazzatura, chiedo cosa cerca e mi risponde: “regali -faccio la faccia stupita e curiosa e lui continua- si i regali per i miei figli”. Nella spazzatura? chiedo io. E lui continua tranquillamente: “si perché voi italiani buttate cose nuove e buone per comprarne altre”. Abbassa lo sguardo e continua a cercare, io capisco che sto disturbando la sua ricerca, lo saluto augurandogli buon Natale, mi ricorda che è musulmano e che anche per lui comunque è Natale e mi risponde con un bel sorriso: buon Natale.

Già anche per lui è Natale. Chissà se Salim ha trovato i regali per i suoi figli.

Continuo la mia “missione segreta”. Arrivo in piazza Duomo, mi accorgo che c’è un folla immensa davanti ad uno stand, incuriosito mi avvicino e vedo che all’interno di questa struttura c’è una pista di pattinaggio sul ghiaccio. È normale: che natale è senza una bella passeggiata sulla neve o sul ghiaccio! I bambini si divertono e non solo loro. Sembra di stare in un paese nordico, ma ti accorgi che comunque non c’è freddo e che sei a Messina; c’è solo il bisogno di creare l’atmosfera giusta per sentirsi a natale. Passo davanti ad un grande e bell’ albero illuminato e proseguo il mio giro perlustrativo alla ricerca di quel segno che mi indichi il vero motivo di queste luci e di questa festa.

Arrivo finalmente in Piazza Cairoli. Folla immensa, auto che sfrecciano sfidando i semafori che obbligano a fermarsi per far passare colonne di pedoni e cani di ogni tipo anche ben vestiti, tenuti al guinzaglio. Vengo attratto dai negozi addobbati con ghirlande, luci, palle colorate e alberi altrettanto agghindati. La piazza stracolma di bambini che vanno verso una casetta in legno dove primeggia la scritta “casa di Babbo Natale”: sembrerebbe lì il posto giusto per trovare il segno… i bambini ci sono ma manca lui, il Bambino che è ben rimpiazzato da un babbo natale seduto comodamente su una sedia. Continuo ad osservare mamme e papà che con una mano tengono il figli o il guinzaglio del cane e con l’altra stanno chattando con non so chi.

Altri stand, alcuni fanno delle raccolte varie e tra questi c’è chi raccoglie per i poveri… più distante c’è un ragazzo di colore che passa col suo cappello sporco di sudore ma nessuno mette nulla… forse è colpa del cappello…

Penso fra me e me: “che strani che siamo facciamo la festa e non c’è il festeggiato, facciamo la raccolta per i poveri e non li consideriamo… che strani che siamo!”

Proseguo ed eccomi alla stazione, all’interno ci sono dei barboni, mi fermo a parlare con Buba del Senegal e Massimo di Catania che mi racconta come si aiutano a vicenda, e dopo mille domande riesce a raccontarmi un po’ di se. Però ad un certo punto si ferma e mi chiede: “ ma sei carabiniere in borghese-mi guarda bene, si accorge dei sandali e mi riconosce- tu sei quello del mercoledì che porti la cena”. Ci siamo guardati scambiandoci un bel sorriso ma non gli auguri, perché Massimo il segno ancora non l’ha trovato, tanti segni che gli hanno ferito il cuore, ma quello giusto che può guarirlo non ha avuto la grazia di incontralo. Buba invece con un bel sorriso africano mi fa gli auguri.

Decido di tornare in convento, mi avvio e arrivando in via Cavour dove c’era una volta la Posta, in una rientranza che era un tempo l’entrata principale ci sono Elena e Costantino che dopo una giornata di questua sono ritornati a “casa” loro. Da otto anni  vivono per strada e dormono fuori, perché per loro non c’è posto. Lei mi invita ad entrare, ma in realtà non si può perché è occupato dalle loro valigie e dalle coperte. Con occhi pieni di dolcezza mi dice: “ti piace la nostra grotta di Betlemme? Noi siamo Gesù che dorme al freddo e al gelo e siamo Maria e Giuseppe– con immensa dolcezza e convinzione mi dice- sai che ogni mattina c’è anche la stella?” Con profonda emozione mi racconta come sente vicino Gesù e che andrà alla veglia in Cattedrale per poi tornare nella sua grotta e seguire la stella.

Me ne torno in convento felicissimo perché ho trovato il Segno: Dio che si fa povero, che si fa ultimo. Non ho visto un’immagine sacra in nessun negozio, non ho visto un presepe in nessuna piazza, ma ho incontrato i pastori: Salim che cerca nella spazzatura, Buba che spera in Massimo che a sua volta si rifiuta di cercare ma credo abbia trovato un amico da custodire che poi non è che Gesù ( Massimo tutto questo intreccio non lo capisce, ma intanto continua a custodire un fratello). Poi ci sono loro, Elena e Costantino che mi hanno fatto sentire a casa pur stando in mezzo alla strada, mi hanno insegnato che quelle luci, gli alberi, la casa di babbo natale, i presepi sono nulla e che il vero natale è quando senti dentro Gesù e lo testimoni con lo sguardo, con l’amore. Mi risuonano ancora le parole di Elena e Costantino, “entra a casa nostra”.

Se vogliamo trovare è necessario prima lasciare: per mettersi sulla strada che porta davvero a Cristo occorre abbandonare ogni sicurezza, il tepore della casa, la certezza del pranzo preparato, le porte blindate. Lasciamoci stupire, mettiamoci alla ricerca del Segno. Dio bambino che viene in semplicità che continua a venire ma noi lo rifiutiamo perché ascoltiamo le parole di sedicenti profeti che seminano odio e che con i loro decreti allontanano Dio dai nostri cuori, piuttosto che ascoltare la Parola che ci esorta a riconoscerlo nei poveri. Come può un povero essere una minaccia alla nostra sicurezza? Forse è minaccia per quelle coscienze che non vogliono essere disturbate, che pensano a festeggiare il natale addobbando vetrine e alberi e riempiendo la tavola di ogni ben di Dio che alla fine non mangeranno e non condivideranno. Il Segno non sta dove c’è abbondanza ma sul barcone dove nascono dei bambini che a volte sono frutto anche di violenza e non di amore, sta nella casa di chi vive dignitosamente la povertà o di chi cerca come Salim qualcosa da regalare ai figli e incappa negli usurai…sta nella rientranza di un edificio e sotto i portici o ponti.

Se pensiamo che sia Natale perché andiamo a messa alla viglia o il giorno di natale, siamo fuori strada. Come accogliamo davvero Gesù? Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.

Prendiamo esempio dai pastori, gli emarginati di quel tempo, lasciamoci stupire, lasciamoci guidare per vivere davvero il natale di Cristo e non del mondo.

Il vero Natale di Cristo è quando ogni giorno lo fai nascere nel tuo cuore e lo riconosci per le strade del mondo.

Santo Natale di Gesù.

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