Le morti in mare e il mirto indigesto

di Palmira Mancuso – Sono appena morte 117 persone. Tra queste anche un bimbo di due mesi: ma per il ministro dell’inferno non è ancora abbastanza. Riposa “sereno” dopo aver bevuto il mirto, dopo aver recitato le ultime volgari menzogne, come il “fattore richiamo” esercitato dalle Ong che non ci sono: gonfio di quell’odio ormai pane quotidiano per tanti italiani che, giorno dopo giorno, preparano la svolta disumana e autoritaria di un governo dove la ferocia del ministro che scientemente usa le divise in pubblico avanza sulla idiozia di colleghi come Bonafede, che lo imita con sorriso ebete e che si mostra inadeguato ad ogni garanzia istituzionale che pure avrebbe il compito di rappresentare.

Nel 2018, 2.262 persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa lungo le rotte del Mediterraneo. L’UNHCR è preoccupata che le azioni degli Stati dissuadano sempre più le ONG dall’effettuare operazioni di ricerca e soccorso, e lancia un appello affinché siano revocate immediatamente.

Appelli che non bastano se non sono supportati da un’opinione pubblica disposta ad andare oltre la commozione, sulla quale purtroppo si levano comunque commenti che i social registrano in un’orribile discesa verso il buio dell’indifferenza.

E’ necessario non perdere la lucidità e sovvertire il senso comune che la macchina mediatica del ministro degli inferni ha imposto, trasformando i soccorritori in colpevoli, legittimando chi si rifiuta o ritarda gli interventi di ricerca e salvataggio in acque internazionali e chiedendo per chi dissente, il silenzio o la condanna.

Ci chiediamo dove sia finita la Guardia costiera italiana, protagonista dell’ultima resistenza a bordo della Diciotti, che è stata ridotta al silenzio e all’inattività, consegnando le responsabilità alla sedicente guardia costiera Libica che infatti è solo la maschera con cui allontanare anche quel barlume di coscienza a cui ultimamente si è appellato anche Padre Alex Zanotelli, ma che pare non sfiori il leghista feroce.

Bisognava nascondere il numero sempre più elevato di vittime, bisognava per questo non avere testimoni scomodi come i volontari delle Ong: ed emblematico resta quanto accaduto ad Aquarius, a cui era stata contestata la violazione della legge sui rifiuti per lo smaltimento degli abiti e le coperte dei migranti salvati in mare. L’ennesima inchiesta del procuratore Zuccaro finita nel nulla, mentre sono state molto concrete le conseguenze dell’interruzione della missione.

Cosa fare oggi? Alzare la voce. Per quel quattordicenne morto in mare con la sua pagella cucita addosso, per tutte le anime che dal mare ci chiedono di non dimenticarle, per registrare tutto quello che vorrebbero far passare come inevitabile: non basterà più la vergogna o la commozione, usiamole per mortificare chi pensa di poter giustificare l’ingiustificabile.

E senza ipocrisie: perchè non possiamo far finta di non sapere che se non sconfiggiamo anche elettoralmente questo “sovranismo”, ci aspettano anni bui e dolorosi.

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