De Luca populista sui migranti di Sea Watch, “rispolvera” le baracche: intanto a Catania si fanno “accertamenti”

di Palmira Mancuso  – Non perde l’occasione per fare populismo sulla pelle dei più deboli il sindaco Cateno De Luca, che in queste ore di attesa per l’arrivo dei migranti sbarcati dopo 13 giorni di permanenza a bordo della Sea Watch, ha suscitato indignazione dopo le ultime dichiarazioni all’agenzia Adnkronos, sostenendo che Messina sarebbe la città meno adatta ad ospitarli.

Posto che non ha evidentemente compreso che si tratta di un passaggio necessario all’identificazione prima che i migranti siano trasferiti nei paesi europei che hanno trovato un accordo dopo il balletto di competenze e lo strumentale caso politico che ha coinvolto anche l’Olanda, restano le parole inadeguate ad affrontare la vicenda.

Alla ricerca dell’ennesimo colpo di scena, ecco servite le dichiarazioni che sembrano l’ennesimo rigurgito da cui in molti, cittadini, associazioni  e forze politiche, si dissociano.

E’ una decisione che rispetto in quanto rappresentante delle Istituzioni, ma che non condivido. Spero rimangano il meno possibile perché Messina è la città meno adatta a ospitarli“. Ha detto il sindaco di Messina, Cateno De Luca. “La città è una polveriera per via dell’emergenza baracche, portarli qui è gettare benzina sul fuoco“.

Il prefetto ieri pomeriggio mi ha cercato per informarmi tempestivamente“ – ha dichiarato il primo cittadino, che ha approfittato per tornare sulla questione delle “baracche” per sottolineare “l’abbandono” in cui si trova la città. “Dal terremoto del 1908 circa 2.200 famiglie, 8mila persone, vivono nelle baracche – denuncia -. Passano le loro giornate sotto 70mila metri cubi di amianto in un vero e proprio lebbrosario“.

“Lo scorso agosto in quelle baracche è arrivato anche il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Disse che nessun bambino avrebbe dovuto giocare mai più tra topi e fogne a cielo aperto. Da allora sono passati diversi mesi senza che cambiasse nulla. Anzi ci è stato negato lo stato di emergenza che avevamo chiesto proprio in relazione alla baraccopoli. Insomma le promesse del capo del Viminale sono rimaste “lettera morta“. “Messina è una città dimenticata, abbandonata a se stessa – denuncia De Luca -. Vogliono mandarci i migranti? Bene, ma ci mandino anche risorse e mezzi per risolvere il problema delle baracche“. In segno di protesta questa volta il primo cittadino ha scelto di disinteressarsi della questione. “Quando arrivano? Non lo so. Ho scelto di non occuparmene.

Per De Luca il suo non è razzismo, dichiarandosi addirittura non d’accordo coi metodi usati dal governo gialloverde: ma la sostanza non cambia, perchè nei fatti il parallelismo non regge.

Intanto sono ancora in corso accertamenti amministrativi sulla nave da parte della Capitaneria di porto. Da fonti legali della Ong si apprende che, al momento, nessun passaporto è stato ritirato, che non esiste una comunicazione di divieto di ripartenza e che nessuna convocazione è stata diramata dalla Procura di Catania.

Sulla Sea Watch 3 sono state rilevate “una serie di non conformità” che riguardano sia “la sicurezza della navigazione”, sia “il rispetto della normativa in materia di tutela dell’ambiente marino”. E’ quanto rende noto la Guardia Costiera al termine dell’ispezione amministrativa effettuata sulla nave che ieri ha sbarcato a Catania 47 migranti. Fino a quando non verranno risolti i problemi sollevati, sottolinea ancora la Guardia Costiera, la nave non potrà lasciare il porto di Catania.

 

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