Il bilancio di De Luca sotto la lente di MessinaAccomuna

È stato approvato il primo bilancio dell’amministrazione De Luca e si vede dove la giunta ha fatto cadere la scure, operando tagli di cui bisognerà capire il contenuto pratico. In sintesi, De Luca offre alla città un bilancio inferiore di 51 milioni all’ultimo di Accorinti (almeno per la spesa corrente). Pur “risparmiando” con il piano a venti anni circa 33 milioni sulla “rata” annuale per il riequilibrio finanziario, De Luca taglia di ben 15 milioni la spesa per i servizi e le politiche sociali del Comune. Quali servizi non verranno effettuati e con quali ripercussioni sul personale? Bisognerà approfondire i numeri nel dettaglio.

Intanto, tagli anche alle mense scolastiche, scuolabus e riscaldamenti (riduzione di stanziamento di ben il 30%: 1,3 milioni in meno). Tagli alle spese per il personale (ben 7 milioni in meno: ci sono sicuramente i pensionamenti, ma siamo certi che non si riducano anche le spese per la formazione e altri stanziamenti?). Si riduce di un milione la TARI, ma gli stanziamenti per la gestione e tutela dell’ambiente e del territorio si riducono di oltre due milioni: cosa viene tagliato? De Luca annunciava incentivi per il personale di Messinaservizi a carico del bilancio per 10 milioni di euro, ma di questo non si vede traccia (e, in effetti, la legge non lo consentirebbe senza un equivalente aumento della TARI sulle spalle di messinesi).

E qualcosa sul fronte delle entrate sembra ancora un po’ “appeso”. Infatti è previsto che le entrate per “Accensione prestiti” passino da 1.100.000 a 7.700.000 Euro. Un aumento del 600%. Ma come può un Comune in predissesto aumentare il suo indebitamento con mutui? È, semplicemente, vietato dalla legge fino all’approvazione del piano di riequilibrio. Questa voce può essere inserita solo condizionando le operazioni all’approvazione del piano, ma deve anche rispettare due limiti: a) si deve trattare di “progetti e interventi che garantiscano l’ottenimento di risparmi di gestione funzionali al raggiungimento degli obiettivi fissati nel piano di riequilibrio”; b) l’importo non può essere “superiore alle quote di capitale dei mutui e dei prestiti obbligazionari precedentemente contratti ed emessi, rimborsate nell’esercizio precedente” (TUEL, art. 243-bis, comma 9-bis). In pratica si possono contrarre mutui, ma solo per progetti che (previsti nel piano di riequilibrio) producono risparmi, e senza superare le minori uscite per mutui registrate nel 2018. È certo, De Luca, che questi vincoli siano rispettati? Aumenta anche, di 2 milioni (e conseguentemente aumentano le spese previste per interessi), la previsione di ricorso all’anticipazione di tesoreria: una delle criticità evidenziate dalla Corte dei Conti che erano state ricondotte a fisiologia dalla Giunta Accorinti in particolare con le gestioni 2017 e 2018.

Insomma, sebbene il riequilibrio finanziario pesi quest’anno molto di meno rispetto al 2018 (visto che è stato approvato il piano a venti anni), Messina con l’amministrazione De Luca si scopre comunque più povera, con un bilancio ridotto e, nel complesso, minori servizi rispetto a quanto era stato garantito negli anni precedenti. E qualcosa sul fronte entrate non tutto è del tutto chiaro. Mentre le risorse per investimenti sono quelle già a suo tempo attratte dalla giunta precedente.

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